L’etichetta italiana Cam Jazz, Creazioni Artistiche Musicali, nasce nel 2000 a Roma, ed inizia occupandosi di musiche per film e pubblicando lavori di artisti italiani quali Roberto Gatto e Enrico Rava.
In quest’occasione ci propone sei registrazioni di sei concerti di artisti diversi registrati nella stessa settimana, durante il giugno 2017, in sei prestigiose cantine del Friuli Venezia Giulia, progetto che ricorda alla nostra terra di esser stata in passato molto fertile per il jazz, soprattutto per le frange più sperimentali.
Vediamoli nel dettaglio:

 

FRANCESCO BEARZATTI, FEDERICO CASAGRANDE: “Lost Songs – Live at Abbazia di Rosazzo Winery”
Francesco Bearzatti (sax soprano, sax tenore, clarinetto) e Federico Casagrande (chitarra) in quest’album suonano pezzi composti dal primo durante il corso della sua vita ma mai incisi perché, prima della collaborazione con Federico Casagrande, il sassofonista non aveva ancora incontrato un alter ego tanto in sintonia da poter improvvisare su quei brani con assoluta comunione d’intenti e d’espressione.
L’interazione è talmente fluida che ricorda un dialogo o una danza, e la leggerezza va di pari passo con l’incisività.
Un invito all’ascolto di queste lost songs è dovuto, perché son state ritrovate in maniera splendida.


 

GABRIELE MIRABASSI, ROBERTO TAUFIC: “Nítido E Obscuro – Live at Venica & Venica Winery”
Gabriele Mirabassi, clarinettista perugino, e Roberto Taufic, chitarrista onduregno cresciuto in Brasile e che ora vive in Italia, dopo l’acclamato ‘Um Brasil diferente’ pubblicato nel 2014, si producono qui in un’esibizione dalle plurime sfaccettature. Sembra semplice e lineare, ma ad ogni nuovo ascolto si scoprono sedimenti stratificati che ne rivelano la ricchezza e ne chiariscono il titolo. Si intrecciano elementi di choro, struttura fondante della musica strumentale brasiliana nata alla fine del XIX secolo che mischia ritmica africana a danze europee tra le quali la polca e il valzer, a momenti più dilatati che sottolineano quanto poche note, a volte, siano intensamente espressive.


 

REGIS HUBY, BRUNO CHEVILLON, MICHELE RABBIA: “Reminiscence – Live at Livio Felluga Winery”
Questo trio piuttosto anomalo per la scena jazz vede collaborare Regis Huby, violinista compositore e produttore francese, Bruno Chevillon, contrabbassista d’Oltralpe e Michele Rabbia, percussionista e batterista torinese che frequenta diversi contesti musicali che vanno dalla musica elettronica a quella improvvisata.
Sicuro non sarà questo disco a risolvere le diatribe sulla presenza del violino in ambito jazz, ma unendo elementi lontani sia nello spazio sonoro che nel tempo come lo strumento in questione e l’elettronica che fa capolino a livello di percussioni, questo disco riporta il focus su quello che è più fondamentale, ovvero l’ispirazione, l’interazione e l’intensità delle forze in gioco.


 

CLAUDIO FILIPPINI, ANDREA LOMBARDINI, U.T. GANDHI: “Two Grounds – Live at Le Due Terre Winery”
Ancora un trio, questa volta più tradizionale almeno nelle intenzioni.
Claudio Filippini al piano, Fender Rhodes e tastiere, Andrea Lombardini al basso e colascione (variante napoletana del liuto), e U.T. Gandhi alle percussioni, batteria ed effetti elettronici.
In questo lavoro troviamo la riproposizione di due brani di Joe Zawinul, che per primo settò il Fender Rhodes in modo tale da farlo suonare come un organo sott’acqua, mentre l’apertura è affidata a ‘Little Church’ di Hermeto Pascoal, versione che conferma quanto il trio in questione abbia radici ben salde nel jazz elettrico senza trascurare l’elemento improvvisativo.


 

ENRICO PIERANUNZI: “Wine & Waltzes – Live at Bastianich Winery”
Per Enrico Pieranunzi un’esibizione da solista che delizia anche i palati più raffinati.
Propone una sequenza di brani in tre quarti, come già suggerisce il titolo, e li interpreta arricchendoli di tali e tante sfumature diverse da richiamare alla mente quanto nei vini, l’altra metà del titolo, la complessità sia indice di qualità. Il connubio tra vino e valzer non può che restituirci una dimensione lontana nel tempo, dal sapore vintage che affascina. Una traccia dopo l’altra, il pianista ci svela una stratificazione di aromi sonori davvero notevole.


 

MICHELE CAMPANELLA, JAVIER GIROTTO: “Vers La Grande Porte De Kiev – Live at Jermann Winery”
In questo concerto Michele Campanella al piano e Javier Girotto al sax soprano e baritono si misurano con brani di Igor’ Fëdorovič Stravinskij, Sergej Vasil’evič Rachmaninov e Modest Petrovič Musorgskij.
L’attitudine dei due è sostanzialmente diversa, Campanella mantiene un approccio più classico, ovvero si attiene allo spartito seppur con elasticità, mentre Girotto è naturalmente volto verso l’improvvisazione. Il risultato è eccellente in termini di equilibrio tra i due differenti modi, ed è il risultato di anni di interazione musicale tra i due, i quali hanno saputo trarre l’uno dall’altro elementi che hanno permesso una crescita e un amalgama davvero notevoli.


 

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