Sono già trascorsi vent’anni dall’uscita dell’esordio dei Gomez, eppure mi sembra ieri in cui mi lasciavo accarezzare da quella mistura di rock-pop, blues, soul, folk ed indie il cui tratto distintivo era la voce di ben Ottewell, roca e matura a dispetto dell’età.
La band proveniva da Southport ed erano guidati da Ian Ball.
Erano un quintetto dal suono versatile che riusciva a creare una particolare alchimia tra gli elementi tradizionale e quelli più moderni.
Ora ci apprestiamo a celebrare quell’album, che vinse il Mercury Music Prize sbaragliando una concorrenza composta da gruppi quali Pulp, Verve e Massive Attack, attraverso un’uscita superdeluxe della durata di quattro ore e mezzo distribuita su quattro cd.
Sembra di aprire un forziere in cui si trovano tante pepite d’oro, in questo caso rappresentate da single B-side, demos, BBC sessions e registrazioni d’epoca mai prima d’ora pubblicate, il tutto corredato da poster, cartoline e Booklet.
Bisogna fare attenzione a collocare temporalmente i Gomez. Si formano a metà anni ’90, nel pieno del Brit-pop, ma al momento dell’esordio, nel 1998, quel mondo sta giungendo al termine e loro riescono a dare alle stampe un’opera che formalmente e dal punto di vista dell’eleganza è british al 100%, ma su cui innestano momenti più sanguigni e carnali, molto americani e questa caratteristica permette di donare al disco un valore aggiunto.
Il suono e gli arrangiamenti creano qualcosa di fresco ed inebriante per cui possiamo assistere ad incursioni elettroniche come a momenti strumentali in grado di catturare la nostra attenzione. Splendidi, poi, i cori che si aprono a ventaglio fra i giri armonici di chitarre e tastiere.
Il momento clou di questa ristampa rimane l’album originale a cui la rimasterizzazione è riuscita a donare dettagli inediti ed una carica emotiva che non ricordavo così forte e coinvolgente.
Nonostante sia trascorso così tanto tempo, la bellezza del lavoro rimane intatta. L’infuocata e roca “Get miles” sa ancora farci vibrare, mentre le sbarazzine “Whippin’Piccadilly” e “Get myself arrested” sono una boccata d’aria fresca.
In mezzo a tanto ben di Dio fanno bella mostra di sé anche i materiali aggiunti attraverso cui possiamo immergerci completamente nella creatività della band in quel periodo.
Tra le chicche rimarco con piacere la presenza di un disco ritrovato che prende il titolo dalla traccia cardine di “Bring it on” cioè “78 Stone Wobble”. Interessante anche la sessione ritrovata e che si colloca a Southport nel 1996.
Di gran pregio pure il concerto di Glastonbury nello stesso anno di uscita dell’esordio, il 1998.
Non mi rimane che aggiungere quanto questa edizione sia imperdibile per i fan e non solo!!!
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