“Ignorance” è il nuovo capitolo della band guidata dalla musicista e attrice Tamara Lindeman ed è il primo disco ad esser pubblicato da Fat Possum. La band è un progetto della cantante folk canadese, arrivata al traguardo del quinto album.
Il progetto è attivo dal 2006 ed è, ad oggi, tra le più interessanti realtà folk nordamericane, capaci di rifarsi tanto alle lezioni dei classici quanto di rendere moderne le produzioni dei loro lavori. Il nuovo album è stato registrato con una band composta dal batterista Kieran Adams, il bassista Ben Whiteley, il percussionista Philippe Melanson, Brodie West e Ryan Driver al sassofono e flauto, il tastierista Johnny Spence e la chitarrista Christine Bougie. Tamara oltre a cantare e suonare piano e chitarra, ha scritto musica e testi e prodotto tutte le tracce del nuovo album insieme a Marcus Paquin.
“Ignorance” inizia enigmaticamente; un hi hat sibilante, un ritmo di batteria balbettante. Passa un minuto intero prima dell’entrata della voce della Lindeman, gentile, colloquiale, intonante; si costruisce una musica frastagliata, con corde lancinanti, sassofono e diversi strati di percussioni, e la canzone ondeggia attraverso cinque minuti di tensione crescente, oscillando tra due soli accordi. Ancora una volta, la cantautrice di Toronto ha rifatto il suono del gruppo; ancora una volta, ha sfruttato l’occasione di un nuovo disco per creare un nuovo paesaggio sonoro, fatto su misura per esprimere un’idea emotiva. Si tratta di un album sensuale, affascinante, come un disco hi-fi che mai la nostra ha prodotto, sfondando in puro pop a volte, altre volte un denso deserto di note; un LP profondamente ritmico, profondamente doloroso che sembra più urgente, più chiaro di quanto abbia mai fatto in passato.
L’album segna la sua prima esperienza di scrittura sulla tastiera, non la chitarra, e la sua prima volta che costruisce arrangiamenti, sia con la tastiera che con il MIDI, prima di presentarli alla band. “Ignorance” lascia andare la maggior parte delle inclinazioni folk o radici che hanno colorato gli album dei Weather Station del passato; mentre l’omonimo sembrava intriso di Young e Dylan, questo ha lampi di “The Colour of Spring” o “Avalon” o “Tusk”. La maggior parte delle canzoni sono sottoposte a ritmo puro: un ritmo disco, un ritmo rock, suonato con emozione e precisione da Kieran Adams. Il basso, suonato da Ben Whiteley, è simile al dritto e stretto; a volte non cambia le note per minuti. Ma questi elementi musicali diretti sono accoppiati deliberatamente con elementi di casualità e libertà. Al percussionista Philippe Melanson è stato dato il proprio stand e la libertà di improvvisare ad ogni take, riempiendo ogni canzone con sorpresa ritmica. Lindeman ha portato i musicisti jazz Brodie West (The Ex) al sassofono e Ryan Driver (Eric Chenaux) al flauto, chiedendo loro di lavorare contro la musica nelle loro improvvisazioni. La band è stata completata da Johnny Spence (Tegan & Sara) alle tastiere e Christine Bougie (Bahamas) alla chitarra; la leader suonava il piano, cantava e contribuiva con assoli di chitarra distorti. Il produttore di Montreal Marcus Paquin (Arcade Fire) ha coprodotto e ha anche mixato il disco. Era la prima volta che la Lindeman aveva un margine finanziario per essere ambiziosa in studio, un’esperienza a cui voleva appoggiarsi, allontanandosi deliberatamente dai processi di registrazione a bassa fedeltà a cui aveva aderito in passato. In effetti l’album è sicuro, lucido, nessun cigolio dei bordi, nessun ronzio o sibilo; è così facile ascoltarlo che quasi non ci si accorge di quanto sia pesante in qualità.
L’album suona profondamente personale; ma Tamara evita domande personali sull’argomento. Preferisce invece parlare del pianeta. L’album è stato scritto nell’inverno del 2019 e registrato quella primavera (i ritardi di COVID-19 sono il motivo per cui lo stiamo ascoltando solo ora, nel 2021).
L’opera, perché proprio di questo si tratta, possiede splendide sonorità in superficie ed argomenti nel profondo delle canzoni. Il consiglio è di ascoltarlo assolutamente!!!
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