Süddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani della Germania, ha definito Max Weissenfeldt “il musicista tedesco più interessante del momento”.
Max era con Dr. John nell’album “Locked Down” vincitore di un Grammy, per cui ha creato il cosiddetto “Groove Monster”, era con Lana Del Rey in “Ultraviolence”, era con gli Embryo negli anni ’90 in infiniti tour per oltre 500 concerti, era nel sud-est asiatico a studiare la musica classica dei Saing Waing in Birmania, era a Londra con gli Heliocentrics, era negli Stati Uniti con l’ex batterista dei Sun Ra Arkestra, Marvin “Bugalu” Smith, ma il suo primo amore musicale all’inizio della sua carriera fu il crudo funk afro-americano in tutte le sue sfaccettature, come documentato su migliaia di 7″ della seconda metà degli anni ’60.
Questa è la prima compilation che riunisce i 7″ già pubblicati, nuovi mix di alcuni brani, un inedito dei Polyversal Souls intitolato “Portrait of Alemayehu (Daytime)”, “Estre” di Guy One che ha tutte le potenzialità per diventare successo radiofonico autentico, come già accaduto in Francia lo scorso anno e con “Invisible Joy” di Bajka, che Max allegramente definisce una sorta di inno dell’etichetta.


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