La strenna natalizia definitiva. Sufjan affermò, al tempo dell’uscita di questo box contenente cinque EP, che non aveva mai sopportato le canzoni di Natale da cantare in famiglia durante le festività. Questo piacevole cofanetto uscì nel lontano 2006 e presentava pezzi autografi a tema natalizio che servirono al nostro per esorcizzare un periodo dell’anno poco apprezzato.
Il lavoro viene suonato in maniera estemporanea in occasione delle festività natalizie, con il contributo di diversi musicisti ma anche di amici e coinquilini occasionali. All’edizione 2006 delle sue “Songs For Christmas” viene, infatti, unita la ristampa ufficiale delle quattro precedenti, corredata da ogni sorta di extra, quali adesivi, spartiti, testi, fumetti, fotografie, nonché un video e un booklet di 42 pagine contenente un saggio originale del romanziere americano Ricky Moody, nonché due saggi e un racconto che lo vedono cimentarsi anche nella scrittura.
L’iniziale carattere domestico di questi mini album risulta evidente nei primi due volumi, “Noel” e “Hark!”, nei quali si percepisce l’immediatezza compositiva connaturata a brani destinati a siffatta occasione e il contesto autentico, genuino e senza troppe pretese che circonda radiose canzoncine oppure brevi frammenti strumentali registrati in presa diretta ed eseguiti con strumentazioni alquanto essenziali, da banjo e chitarra a pianole giocattolo.
Gli otto brani raccolti in “Ding! Dong!”, composti nel breve solco tra gli album “Michigan” e “Seven Swans” e artisticamente ad essi molto prossimi, alternano poi delicato raccoglimento e accenni di tradizione alla scatenata polifonia di “Come On! Let’s Boogey To The Elf Dance!” e all’angelica orchestralità di “O Holy Night”.
Nel quarto mini album, “Joy”, composto a fine 2005, è la melodia a prendere il sopravvento: se si eccettuano i coretti e gli inaspettati inserti indie-rock di “Hey Guys! It’s Christmas Time!”, i restanti brani sono tutti molto lineari, sorretti da strutture armoniche esili e delicate che affrontano sobriamente i temi meno retorici del Natale.
L’ultimo volume, registrato nel giugno 2006, con i suoi undici brani, è quello più corposo, oltre che probabilmente più significativo. “Peace” si distingue per complessità, varietà e ricchezza di suoni. La sua forma espressiva è in continuo mutamento, come sovente appaiono situazioni in cui l’effetto sorpresa è dominante. In “Get Behind Me, Santa!” una bizzarra orchestralità che, tra organetti sghembi, fiati e vezzi da modernariato casalingo dall’effetto vagamente psichedelico ci trasporta in un mondo bislacco e alieno. La psichedelia è protagonista in più d’uno dei brani (“Christmas In July”, “Jupiter Winter”,” Star Of Wonder”), fino a scolorare nell’obliqua dilatazione finale di “The Winter Solstice, il cui arrangiamento d’archi si sviluppa però in un pur sobrio crescendo caratterizzato da innesti elettrici, fiati e da una discreta varietà di altri effetti. Non mancano accenni di composto intimismo, aleggiante sul pianoforte della serena “Holy, Holy, Holy”.
Una maniera alternativa e molto più affascinante per riascoltare classici contemporanei, il tema natalizio, invero alquanto limitante, viene sviluppato in maniera per nulla banale, senza facili cedimenti alle stucchevolezze di retorici “buoni sentimenti” e di una felicità indotta e apparente.
Un modo originale per raccontare l’altra faccia del Natale!!!


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