Lo stile unico e distintivo di Stacey Kent potrebbe essere descritto come classico chic e potrebbe essere l’equivalente musicale del tubino nero: proprio come il tubino nero ha il potere di far trasparire la personalità di una donna, le interpretazioni delicatamente sfumate di Stacey del ‘Great American Songbook’ mettono in risalto in modo eloquente le complesse melodie dei testi eleganti e sofisticati della musica popolare americana.
A livello vocale, in “The Boy Next Door”, la signora Kent ha dato il meglio di sé e tante sono le cose da ammirare in questo disco: il suo mezzo soprano dai toni morbidi con una scintillante cadenza jazz ed il vibrato traslucido, il suo innato senso dello swing ed il tempismo istintivo, le sue letture delle linee sottilmente sfumate e la squisita delicatezza del suo fraseggio.
Maestra narratrice e comunicatrice, nelle sue interpretazioni la Kent si avvale anche delle capacità interpretative di una laureata in lettere comparative che la portano ad evitare il sentimentalismo logoro a favore di un lirismo romantico e piccante. “The Boy Next Door”, è un omaggio sincero ai suoi eroi musicali tra i quali troviamo i leggendari crooner Frank Sinatra e Dean Martin, il maestro ottantenne del jazz Dave Brubeck ed il cantante di cabaret Bobby Short.
Il repertorio dell’elegante vocalista comprende, per la prima volta, anche brani non appartenenti all’’American Songbook’, come splendidi originali di cantautori pop quali Burt Bacharach, Paul Simon e Carole King. Affiancata dal suo impeccabile quintetto jazz capace di una straordinaria fluidità ritmica, con “The Boy Next Door” Stacey Kent regala all’ascoltatore un album di elegante e raffinata musica.
Stacey Kent è innamorata delle parole. Anche a lei piace molto la melodia. Ma il suo cuore appartiene a un buon testo, e quando le parole sono giuste, il suo quartetto jazz swing è lì per reimmaginare la melodia, se necessario. Se la voce di Kent è fanciullesca, il suo personaggio è quello di una donna che può sembrare giovane, ma è in pista da diversi anni. Tiene stretto il microfono e accarezza ogni parola, strizzando intensità e saggezza da ogni sillaba, atterrando nitidamente sulle consonanti.
Nella registrazione di “Say It Isn’t So” di Berlin, implora il suo amante di essere pulito, diretto e doloroso. “What the World Needs Now”, un’aggiunta tardiva al libro di canzoni di Burt Bacharach e Hal David, che Kent salva da American Idol-schlock con buon gusto e un accompagnamento al pianoforte sobrio. Dal vivo, la vulnerabilità di Kent in questa canzone era chiara quanto la sua enunciazione. Tuttavia, non tutto è malinconico. Kent è probabilmente più a suo agio con le canzoni che danno alla saggezza il vantaggio sui desideri del suo cuore. “Makin ‘Whoopee”, ispirato al duetto Ray Charles / Betty Carter, è un racconto intelligente e ammonitore per le coppie i cui nidi d’amore potrebbero deteriorarsi con il passare degli anni. “Too Darn Hot”, spronato dalla percolazione della chitarra di Colin Oxley, è cantato dal punto di vista di qualcuno che ha sperimentato in prima persona come il livello di calore all’esterno possa influenzare il calore generato all’interno. E il jive “Ooh-Shoo-Be-Doo-Bee” di Dizzy Gillespie è un corso contagioso su come dire ‘Ti amo’ in almeno due modi diversi.
Il disco si conclude con “Bookends” di Paul Simon, che raccomanda di “preservare i nostri ricordi”. Stacey Kent ricorda i giorni in cui le sfumature, l’arguzia e l’umorismo erano di moda, e con musicisti che la pensano allo stesso modo, un’attenta scelta delle canzoni, un tempo impeccabile e un fraseggio inalterato, aiuterà a riportarli indietro!!!
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