Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio della decade successiva dedicai molti dei miei ascolti a cantautrici femminili in ambito new folk movement della scena newyorkese. Tra queste, una delle mie preferite fu senz’altro Shawn Colvin. Mi piaceva la voce in grado di penetrare a fondo nelle canzoni, dimostrando di saper interpretare nel migliore dei modi i temi trattati grazie ad una vocalità di fascino e carisma.
Oggi esce la riedizione dell’esordio del 1989 in versione acustica per celebrare il trentesimo anniversario dalla pubblicazione dell’album originale. Quel disco era una prova collettiva, con la produzione di Steve Addabbo e con un cast ricchissimo di musicisti, in cui spiccavano, tra i tanti, il co-produttore John Leventhal e Hugh McCracken alle chitarre, Rick Marotta alla batteria, Bruce Hornsby al piano, Soozie Tyrell al violino e Suzanne Vega alle armonie vocali.
Il lavoro svolto sui brani, per trasformarli in chiave acustica, sembra molto valido ed interessante anche in questa veste sonora più intima, la voce è sempre bellissima. Le canzoni non erano estranee ad una certa influenza pop e, devo affermare, che in questa nuova veste sonora convincono maggiormente, forse anche per il fatto che i nuovi e più semplici arrangiamenti donano loro una modernità che si era un po’ persa nel vecchio vestito.
Molti dei brani sono ancora presenti nel repertorio live della nostra. Spiccano il pezzo omonimo, ballata urbana che mi riporta alla mente la grande Ricky Lee Jones, “Shotgun down the avalanche” dal forte testo introspettivo che narra della fine di una relazione, resa in musica con un mood malinconico, “Stranded” che avvicina la Colvin al territorio musicale di Joni Mitchell, “Cry like an angel” che risulta nettamente migliore rispetto all’originale in cui lo splendido testo risalta ancora di più.
Non sono da meno un altro paio di tracce quali “The story” a tema familiare e resa come se si trattasse di un dialogo con la sorella e “Ricochet in time” una road song che ci fa capire quanto dura possa essere la vita degli artisti durante i tour, con spostamenti continui e riposi sempre in luoghi diversi e sconosciuti.
Spesso questo tipo di raccolte sono create per coprire momenti di scarsa vena e poca ispirazione, vi assicuro che non è questo il caso, anzi mi sembra che questa celebrazione sia superiore all’esordio celebrato!!!


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