In un primo momento non avrei voluto parlarvi di questo disco, Santana è già stato oggetto di recensioni in passato, poi ho pensato che questo fosse l’ultimo vero grande album del chitarrista che valesse la pena portarsi a casa, così questa ristampa in vinile è caduta a fagiolo.
Registrato nel febbraio e nel maggio del 1972, venne prodotto da Carlos Santana e Michael Shrieve. Cercare di categorizzare la musica di Carlos Santana è, per i profeti del rock, come ballare sul cratere di un vulcano. Mentre il New York Times definiva la band «la reincarnazione della Cuban Jazz Big band di Dizzy Gillespie della fine degli anni ’40», la rivista Rolling Stone parlava di «un viaggio alla metedrina senza allucinazioni». L’organista Gregg Rolie ha spiegato l’incredibile eterogeneità del suono di “Caravanserai” in modo molto semplice: ogni componente di questa band multiculturale «suona la musica con cui è cresciuto». La bellezza intrigante di questo suono è già evidente nella prima traccia del disco, “Eternal Caravan of Reincarnation” in cui ci sono suoni naturali, ritmi complessi e piccole melodie che, come in molti altri brani, sono estremamente ammalianti anche senza l’affascinante spinta del suono di Santana. Naturalmente viene dato anche molto spazio alla chitarra di Carlos che regala al pubblico esuberanti assolo che fondono rock, jazz e salsa. Ascoltando “Caravanserai” è evidente che ci si trova davanti ad una band in ottima forma che ha realizzato uno dei dischi più potenti della carriera del chitarrista messicano.
Con questo lavoro la band è divenuta una grande famiglia che ruota attorno al leader ed alla sua sei corde. Si insegue un sogno che conduca in un mondo di serenità, che potrebbe essere il punto di incontro tra oriente e occidente cercando coraggiosamente una fusione terra-aria. Non mancano le furiose cavalcate chitarristiche né i ritmi sincopati, ma c’è altro, un tentativo di intraprendere una strada rock di pacificazione.
Lasciatevi ammaliare da questa opera pregna di filosofia!!!


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