Mancava all’appuntamento discografico da sette anni, da quel “Impossible shapes” uscito nel 2011 per la Constellation. Sandro Perri è un musicista canadese di chiare origini italiane, polistrumentista nonché produttore.
A volte si manifesta come Polmo Polpo (moniker con il quale ha ottenuto i migliori riscontri di pubblico), una volta come Glissandro 70, Off World, tutti progetti legati a doppio filo con l’etichetta canadese. Ha fatto parte pure dei Great Lake Swimmers . Caratteristica principale del nostro è l’ecclettismo, che lo fa muovere tra fragranze pop e ricerche sonore.
Perri non ha mai pubblicato un disco che non sia stato soddisfacente e “In another life” si conferma su alti livelli qualitativi. Si tratta di un lavoro che si distacca dalla forma canzone pur mantenendo una base melodica che si manifesta su pezzi di lunga durata. Il disco è, praticamente, composto da due tracce.
Il brano omonimo si estende per 24 minuti, si muove con ritmi medi tra synth, armonia elementare e la voce di Perri che disegna la melodia. Sembra un incrocio tra Arthur Russell con qualcosa di Momus.
Nonostante la durata non c’è un momento di stanca grazie ad un’atmosfera maliconica ed onirica.
L’altro brano, “Everybody’s Paris”, si divide in tre movimenti con altrettanti cantanti solisti, Perri subito, poi Andrè Ethier dei Deadly Snakes ed infine Dan Bejar dei Destroyer. La malinconia pervade ancora il brano ma gli arrangiamenti a mezzo di strumentazione varie (pianoforte, archi, sax, percussioni quasi impercettibili) mi portano alla memoria la Penguin Cafè Orchestra.
Una volta terminato l’ascolto si ha voglia di ricominciare di nuovo!!!


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