Saft, Swallow e Previte avevano già pubblicato insieme nel 2014 “The New Standard” in cui Saft era impegnato sia con l’Hammond che con il pianoforte. Le sessions di quell’album, registrate al Potterville International Sound Studio di Kingston, New York, di proprietà dello stesso Saft, segnarono il primo incontro tra i tre, anche se la collaborazione tra Swallow e Previte si estendeva già attraverso varie decadi, mentre proprio il batterista newyorkese era stato tra i primi ad offrire delle opportunità al giovane Jamie. Il comune senso dell’avventura generò ai tempi un’immediata e profonda chimica tra i tre musicisti, tanto da farli ritrovare tre anni dopo per il lavoro pianistico “Loneliness Road” (RareNoise 2017), album illuminato dal contributo vocale di Iggy Pop, il quale canta tre brani del disco. Con “You Don’t Know The Life” il trio svolta verso un territorio inesplorato, lasciando da parte il piano acustico per dare spazio a un suono incentrato sull’organo, una musica composta in parti uguali da soul psichedelico, rock monolitico e jazz fuori dagli schemi, fusi in un insieme omogeneo, che guarda al passato quanto a nuovi sentieri.
I brani di questo lavoro partono da materiale composto da Jamie, rielaborato con spirito totalmente collaborativo insieme ai suoi sodali. Lo scheletro iniziale è stato costituito da bozze di brani nuovi firmati da Saft così come da sue rielaborazioni di quelli che nel senso più ampio del termine possono essere definiti standard. Lui stesso spiega: “Il termine standard per me copre molti concetti: tutto quello che passa dai pezzi tradizionali di jazz a sigle di show televisivi per arrivare fino a brani fondamentali della mia gioventù, firmati da artisti come ZZ Top, Joni Mitchell, Bob Dylan e Stevie Wonder.” Così anche i brani non originali di “You Don’t Know The Life” corrono attraverso questa intera gamma. L’album si apre con un classico del jazz, “Re: Person I Knew” di Bill Evans, una melodia che è stata usata anche da gradi innovatori del pop, come Beach Boys e Beatles, e che nelle mani del nostro si trasforma in modo inaspettato, a metà strada tra l’organo Hammond e la chitarra elettrica.
Il tastierista sta vivendo un momento di intensa creatività, non lasciatevi sfuggire l’occasione di concedergli un ascolto attento!!!


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