Randolph è un musicista che si è costruito una carriera passo dopo passo contando esclusivamente sulla propria abilità. Nato, dal punto di vista musicale, nell’ambiente della musica religiosa, ha mosso i suoi primi passi suonando nelle chiese, principalmente musica gospel. In seguito formò una propria band, i Sacred Steel, sempre nello stesso circuito ecclesiastico. Robert è, tra l’altro, abile strumentista alla steel guitar, uno dei migliori in circolazione e la sua fama crebbe a dismisura tanto che si vide costretto a smettere di esibirsi nei luoghi sacri e cominciare a collaborare all’interno del mondo del rock. Il suo stile altamente personale gli ha aperto la strada per importanti collaborazioni e rapporti. Eric Clapton lo ha inserito nel cartellone del festival “Crossroads Guitar”, Dave Matthews lo ha fortemente voluto come opening act dei suoi concerti. Numerose anche le presenze come session-man nei dischi altrui.
Assieme alla sua attuale formazione, i The Family Band, ha raggiunto uno status mondiale a livello di notorietà. La musica trae l’ispirazione da gruppi quali Sly and The Family Stone, Earth Wind & fire, ma anche da formazioni meno note come i Tower of Power.
Il nuovo album, “Brighter days”, si presenta fin da subito come un disco ad alto tasso qualitativo, vede la produzione di Dave Cobb, abituato a lavorare in session country oppure americana, riesce comunque a lasciare il segno grazie a quella capacità di non usare sovraincisioni, ma di andare in direzione “buona la prima”. Il lavoro si presenta come una riuscita miscellanea di gospel, rock ed Americana. La prima cosa che giunge alle mie orecchie sono i riferimenti al suono che rese grande Delaney & Bonnie, oppure il periodo di Clapton negli Stati Uniti, inizio anno settanta, sia da solista che come Derek & The Dominoes, cioè un tipo di musicalità calda ed avvolgente in cui la pedal steel del musicista di colore si prende gli spazi che erano di “Manolenta”. L’unica nota stonata, a mio giudizio, è quel quoziente virtuosistico che spesso lo porta a strafare, soprattutto sul palco.
Il gruppo è formato dai cugini Danyel Morgan e Marcus Randolph, rispettivamente basso e batteria, dalla sorella Lenesha alle armonie vocali e qualche volta principale cantante. La presenza di Cobb riesce a creare una musicalità più equilibrata del solito, meno esplosiva, speziata di gospel e rock.
Prendiamo in esame l’unica cover del lavoro, “Simple man”, brano di Pop Staples molto calibrato con un approccio stranamente minimale alla steel del nostro, che non si lascia andare nel suonare note su note. Bella la ballata, in stile profondo sud, “Cry over me” che vede la sorella alla voce solista, il piano e l’organo che connotano il brano di umori sudisti e Robert che sorprende con la ricerca di sonorità uniche dal suo strumento.
“Second hand man” è funky, la pedal steel si sostituisce ai fiati e il clavinet aiuta nel sostenere il ritmo. Poi una magnifica country-soul ballad, “Have mercy”, riflessiva con aperture melodiche da lasciare senza fiato e i due fratelli che duettano intensamente.
Per me l’opera meglio riuscita di Randolph, a cui bisogna dare merito di essersi lasciato guidare da Cobb per la produzione, il quale è riuscito a trovare il giusto suono e a valorizzare l’uso delle voci!!!


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