PREOCCUPATIONS – ‘Arrangements’ cover albumCon il loro nuovo LP, “Arrangements”, Preoccupations, con sede in Alberta, sembra consumare la noia più liberamente, passando da una posizione contratta ad un orientamento più espulsivo. Sebbene le tracce emanino ancora una modesta stanchezza del mondo e una qualità anedonica, indicano una band che incontra ed esprime le proprie ansie più frontalmente. Il risultato è un set coinvolgente e spesso affascinante.

“Fix Bayonets!”, lanci con squilli di chitarra distorti e rulli di tamburi militaristici. Il cantante Matt Flegel attraversa una marea di testi, attingendo al pozzo del punk di protesta senza mai allontanarsi troppo da un’ambivalenza palpabile. “Ricochet” è costruito attorno ad una parte di chitarra croccante, ma melodica, che riporta alla mente Billy Duffy di The Cult circa il glam “Sonic Temple”. I testi sono tratti dal manuale preapocalittico (‘I giorni si stanno allungando, sono più secchi e più caldi’). Il ritornello è trascinante, persino edificante, nonostante il paesaggio sonoro in tonalità minore e il testo cupo, la band evoca la precarietà della vita contemporanea mentre si crogiola nella catarsi.

“Death of Melody” contrasta la voce buffa, ma cupa, di Flegel – un incrocio tra Bowie, Richard Butler degli Psychedelic Furs e Grian Chatten di Fontaines DC – con un vortice ‘shoegazey’ di chitarre distorte e batteria smorzata. Il risultato è una sintesi della prima inclinazione della formazione per i paesaggi sonori (“Cassette” del 2013 e LP di debutto del 2015, entrambi pubblicati con il soprannome di Viet Cong) e la loro più recente enfasi sulla creazione di brani convenzionali e sulla composizione a strati (“Concerns” del 2016 e “New Material” del 2018). La traccia illustra che ciò che distingue i nostri da molti dei loro coetanei postpunk non è tanto un’interpretazione distinta delle solite fonti – Joy Division, Bauhaus, The Cure – ma un’affinità più sottile e lunga una carriera con band come Sonic Youth, Swans e Sunn O))). Cioè, il marchio postpunk di Preoccupations è più denso, più grintoso e più panoramico delle versioni prodotte da molti dei loro contemporanei.

“Slowly” viene lanciato con un riff di chitarra orecchiabile, la distorsione è schizzata attraverso i versi spaziali. ‘E stai aspettando il giorno / ma il giorno non aspetta nessuno’, canta Matt, rivolgendosi al modo in cui fato e scelta si intrecciano, con il destino; cioè, la morte inevitabile, avendo l’ultima parola. I sette minuti di “Advisor” si aprono con un’ambient ‘sprawl’, in bilico tra eufonia e cacofonia, l’introduzione di circa due minuti un efficace precursore della successiva eruzione di chitarre compresse e garage. La traccia bilancia contenimento e dissoluzione, stasi e mercurialità, includendo anche una spolverata di parti di synth. ‘Non hai la forza di operare / mentre sei all’ombra della moralità’, geme il cantante, criticando la natura sistemica e intergenerazionale dell’oppressione.

I pezzi di chiusura del lavoro – “Recalibrate” e “Tearing Up the Grass” – hanno ribadito la competenza della band in merito a: dinamica del volume, così come le oscillazioni di Matt Flegel tra un’esibizione laconica e più effusiva. Il primo presenta il nostro che si inclina verso il punk-operistico, con una voce drappeggiata su un mix di strumenti staccati e seghettati. Quest’ultimo si apre con un paesaggio sonoro relativamente melodico che allude al lavoro di Flegel e Mike Wallace con le donne di breve durata (2008-2011), proseguendo in un ritmo concussivo compensato da una parte di basso flessibile, Matt che si presenta come variamente truculento e funereo.

Con “Arrangements”, Preoccupations forgia una matrice sonora ampia e integrata. Matt continua ad espandere la sua gamma emotiva, conciliando spavalderia e moderazione, vulnerabilità e distacco, acutezza e obliquità. Un rilascio che mostra la formazione nel suo insieme che accede a un nuovo senso di scopo e liberazione creativa, piantando un’altra bandiera nell’affollato panorama postpunk!!!


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