Che gran bel gruppo I Murder by Death, abili cesellatori di una Americana dai tratti personalissimi ed immediatamente riconoscibili. Poi, all’improvviso, con “Big dark love” ecco che ci colpiscono in negativo. Suoni di plastica che rivestivano composizioni tutt’altro che ispirate. La domanda era che cosa ci riserveranno in futuro? Il disco non piacque anche ad Adam Turla, leader della band, che lo poneva in posizione molto bassa nella discografia della formazione di Bloomington, Indiana.
Per il loro ottavo lavoro ancora una volta si affidano a Kickstarter per ottenere finanziamenti e operano, come al solito, una mirata ed intelligente campagna promozionale, artigianale, ma efficace.
“The other shore” non tradisce le attese anzi ci fa ascoltare un gran bell’album. Si tratta di un concept dalle spiccate connotazioni filmiche (d’altronde il loro nome deriva dall’omonimo film del 1976 di Robert Moore). Si narra di un viaggio, sia reale che fittizio, per il quale viene scelta la forma del monologo.
Le caratteristiche principali risiedono nella voce baritonale di Turla e nel violoncello di Sarah Balliet che riescono ad imprimere quel quid che li distacca dal genere di riferimento. Ottimo lavoro sugli arrangiamenti capaci di creare atmosfere in grado di suscitare emozioni lontane e profonde e di essere leggeri in modo da scolpire i suoni con classe.
Splendida la tromba che scompiglia “Stone”, brano che richiama alla mente i Calexico. “Chasing ghosts” ha un andamento in chiaro scuro, ma la chitarra che la abbellisce la rende imprescindibile. Il singolo che ha preceduto il disco, “True dark”, si abbatte con drammatica intensità sulle nostre orecchie lasciandoci esterefatti come la scena inaspettata di un film.
Grande “Only time” che inizia per voce e piano per poi tramutarsi in un valzer che scorre gelido sulla schiena.
Un lavoro adatto alla stagione autunnale, da ascoltarsi di sera ad occhi chiusi, magari con un bicchiere di Barolo ad accompagnare la nostra solitudine!!!
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