Il disco di due anni fa fu un successo in ambito alternative eppure Mitski viene ancora considerata una giovane promessa, una next big thing. Forse non la ritengono ancora matura, forse è una situazione che riguarda il suo pubblico composto per la maggior parte di trentenni completamente persi nel mondo musicale indie-alternative che nella vita reale non riescono a crescere soprattutto emotivamente.
I lavori della nostra non hanno mai brillato per espansività, ma questo sembra essere il più triste in assoluto.
Argomenti che toccano la solitudine, l’esasperato individualismo, l’incapacità di maturare secondo i canoni della società sono temi a lei cari, ma non li traduce in musica attraverso suoni minimali e sofferti, piuttosto da una versione personale di un pop ricco di sfarzi e caleidoscopico con la voce sempre centrale e ben presente.
L’album è inaugurato da “Geyser” un pop che mette in luce tutta la preparazione di Mitski in ambito contemporaneo, tra arrangiamenti bizzarri, archi processati sinteticamente ed un’armonia che sembra derivare da più brani sovrapposti, il tutto nello spazio di un paio di minuti.
Assistiamo alla sintesi fra alt-rock, electro e cantautorato. Le canzoni non seguono il classico “verso-coro-verso”, ma sono sempre orientate ad una ricerca stilistica personale ed originale.
Mitski si conferma una realtà consolidata nello scenario asfissiante del pop alternativo, in un genere storicamente dominato dai maschi.


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