MIDLAKE – ‘For The Sake Of Bethel Woods’ cover albumA distanza di nove anni da “Antiphon” i texani Midlake di Eric Pulido tornano con una nuova prova sulla lunga distanza ancora a cavallo tra folk, rock e psichedelia, eppure aggiungendo una ventata d’elettronica nostalgia, come un’ennesima ondata ‘retromaniaca’ potrebbe far supporre.

Il nuovo disco s’intitola “For the Sake of Bethel Woods” ed è uscito il 18 marzo via ATO, anticipato dal lead single “Meanwhile”, che appunto ne ha anticipato le coordinate.

Perdita e speranza, isolamento e comunione, cessazione e rinnovamento dello scopo. Senza tempo e salienti, questi temi riecheggiano in tutto il quinto album di Midlake. Prodotto con una perfezione amorevole e stratificata da John Congleton, “For the Sake of Bethel Woods” è un disco di calore e mistero coinvolgenti da parte di una band di ferventi cercatori, una delle migliori della nostra generazione: un gruppo un tempo temuto perso dai fan, forse, ma qui rianimato con freschezza e costanza di intenti.

Dalla copertina al titolo e oltre, il desiderio di riconnettersi con ciò che sembra perduto e cercare uno scopo nel suo passaggio è al centro del disco. La star della copertina è il padre del tastierista/flautista Jesse Chandler, che, tragicamente, è scomparso nel 2018. Con il padre di Chandler durante il set di John Sebastian, l’immagine di copertina è stata presa dal documentario del 1970 su Woodstock. Nel 1969, l’allora sedicenne genitore di Jesse si era unito a un amico e aveva fatto l’autostop da Ridgewood, nel New Jersey, al leggendario festival. Cresciuto a Woodstock dopo che suo padre si era trasferito lì nel 1981, Jesse in seguito si recò in pellegrinaggio a Bethel Woods con suo padre; lì, l’anziano Chandler ha registrato un resoconto audio della sua esperienza al festival nel database pubblico del museo.

Il desiderio di entrare in comunione con il passato e di connettersi con il presente, l’esperienza vissuta si afferma dall’apertura dell’album. Una canzone che risuona con il ritorno di Midlake e, forse, la nostra era di blocco, “Commune” può anche essere letta in termini di un desiderio più profondo di impegnarsi nuovamente con ideali e credenze a volte trascurati. “Bethel Woods” sostiene e sviluppa quella riconnessione, evocando l’urgenza ferma e contemplativa di “The Trials of Van Occupanther” di sostenere un testo intriso di desiderio per un tempo paradisiaco e un luogo di speranza e ottimismo. Chitarre slanciate ed effetti sonori atmosferici estendono una portata sonora ulteriormente sviluppata da “Glistening”, in cui gli arpeggi danzano come la luce che guarda fuori da un lago. In sole tre canzoni, i Midlake si reintroducono e raggiungono nuovi territori con un dinamismo riccamente intuitivo.

Lo space-rock psichedelico e le chitarre appiccicose di “Exile” spostano l’album su un altro piano, promettendo ricchi ritorni dal vivo, prima che “Feast of Carrion” unisca immagini apocalittiche con armonie lucenti: oscurità e luce, tenute in un equilibrio rarefatto. Una svolta profondamente personale segue “Noble”, una canzone di tenera innocenza che prende il nome dal figlio neonato del batterista McKenzie Smith, nato con una rara malattia cerebrale chiamata oloprosencefalia semi-lobare. Pulido, che è amico di McKenzie da quando avevano 16 anni, ha tenuto a mente McKenzie per i testi. Altrove, il funk-rock prog potenziato di “Gone” cerca di trovare speranza in relazioni che sembrano fragili. “Meanwhile…”, in stile ELO, trae ispirazione da ciò che accadde quando Midlake si fermò dopo “Antiphon”, sviluppando una risonanza universale come una canzone sulle belle crescite che possono emergere dalle crepe e dagli spazi vuoti tra le cose.

Nel riunirsi, i compagni di band erano irremovibili sul fatto che Midlake avesse bisogno della loro concentrazione assoluta. Il risultato è un lavoro dalla portata tematica e sonora tremendamente impegnata con un caldo e saggio senso di intimità al centro: un disco con cui spezzare il pane e comunicare, onorare il passato e viaggiare con esso. In “Bethel Woods”, Pulido canta di raccogliere semi. In “For the Sake of Bethel Woods”, quei semi vengono nutriti amorevolmente, ottenendo una fioritura ricca e spettacolare!!!


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