MICROPHONES- “Microphones in 2020” cover albumA 17 anni da “Mount Eerie”, Phil Elverum ha annunciato l’uscita di un nuovo album sotto l’iconico moniker Microphones. L’idea di rispolverarlo gli è venuta dopo il clamore suscitato da un piccolo concerto fatto nell’estate del 2019 con lo storico alias. “Microphones in 2020”, uscito il 7 agosto 2020, contiene una sola lunga traccia, della durata di 44 minuti, accompagnata da un omonimo cortometraggio che è stato diffuso in anteprima il giorno precedente la sua uscita.

«Una volta utilizzavo per le mie registrazioni un nome diverso. L’ho usato per una manciata di dischi pubblicati tra il 1997 e il 2002, alcuni dei quali hanno riscosso un certo successo. Si chiamava The Microphones e la sua essenza non è mai veramente cambiata: ancora una volta ci troverete la mia autobiografia espressa in suoni e parole, anche grazie all’occasionale partecipazione di alcuni amici».

Phil Elverum (all’anagrafe Elvrum, senza una “e”) è uno dei cantautori più rilevanti del primo decennio del 2000, quello in cui l’importanza della band è iniziata a venire meno per lasciar spazio alla creatività individuale, agevolata dai programmi per la manipolazione dei suoni. Con i suoi Microphones, Elverum ha dato alle stampe almeno due capolavori dell’indie-folk di inizio millennio, segnatamente “The Glow Pt. 2” (2001) e “Mount Eerie” (2003); e, assorbito come nome il titolo di quest’ultimo lavoro, con il progetto Mount Eerie ha perfezionato la sua elegia dimessa, smossa da distorsioni sparse e accarezzata da note garbate, raggiungendo il culmine con “A Crow Looked at Me” (2017), uscito all’indomani della morte, per cancro, di sua moglie, Geneviève Castrée (35 anni), che gli ha lasciato una bimba di pochi mesi. Una situazione straziante da lasciare sgomenti.

Registrato come un pezzo di 45 minuti, “Microphones in 2020” è una riflessione sulle radici che lo definiscono, il fervore sfrenato della giovinezza, e l’impermanenza di tutto. Per gli ascoltatori di lunga data il suono dell’album potrebbe essere familiare: chitarra panoramica in corde di nylon, produzione fai da te calda e scricchiolante e voce morbida di Phil che mette in discussione i misteri della vita. Ma la nuova opera si distingue dal suo lavoro passato a causa della singolare idea di fondo e della struttura a lunga durata. L’album è una lunga riflessione sulla sua tarda adolescenza e sui primi vent’anni, mentre allo stesso tempo si sforza di ‘rompere l’incantesimo della nostalgia e fare qualcosa di perenne e duraturo’. Analogamente al passare del tempo, la musica è dinamica e complicata, ma continua senza pause e rilassamenti. Inizia con sette minuti di accordi di chitarra strimpellati ripetutamente, rimbalzando da sinistra a destra, fino a quando Elverum arriva nel canto, ‘il vero stato di tutte le cose, continuo a non morire, il sole continua a sorgere’. Musicalmente, “Microphones in 2020”, sembra più composto in senso classico che non come un disco di canzoni. La lunga traccia spazia dall’uso della sei corde in nylon alla distorsione rumoristica, riecheggiando cimbali e luccicanti organi. Il tamburo sincopato del nostro funziona come una marca temporale per passare da una sequenza all’altra, oltre a fornire cambiamenti dinamici nell’umore e nell’intensità. La parte centrale è il climax, e rasenta il rumorismo. Poi seguono un nuovo momento di calma, una ninna-nanna bisbigliata, e un’apoteosi di suoni angelici. E’ passata mezz’ora.

Negli ultimi quindici minuti si riparte dall’inizio e ci si trascina ondeggiando intorno allo stesso canovaccio.

Sono i temi universali a permeare l’intero lavoro. Piuttosto che guardare indietro con affetto ai suoi giorni adolescenziali come The Microphones, Phil cerca il filo che collega il passato al presente.

Non di facile ascolto, potrebbe risultare monotono ed ambizioso, ma è senz’altro emozionante e di musica di poco valore qui ne è contenuta molto poca!!!


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