A volte il numero di uscite che si susseguono settimana dopo settimana ti porta ad ascoltare alcuni dischi con un certo ritardo, ma credo che la cosa non sia importante per album di spessore artistico quanto per quelli di consumo immediato.
Il percorso artistico di Mick Harvey è di quelli importanti benchè in un’aura di nobile marginalità. Gli albori con i Boys Next Door lo hanno condotto ad essere il co-fondatore dei Birthday Party e poi dei Bad Seeds di Nick Cave, diventando un po’ il direttore delle due formazioni, quello che ne caratterizzava i suoni. Non si è fatto mancare eccellenti collaborazioni che ne hanno messo in mostra la qualità di poli-strumentista, compositore e produttore (credo che il nome di P.J. Harvey sia sufficiente per qualificarlo).
Nel 2009 si allontana dai Bad Seeds per intraprendere una carriera solista che ha consegnato lavori sempre ispirati, ma rimasti confinati in una nicchia di appassionati. Non credo che il nuovo disco gli possa portare un riscontro maggiore di pubblico e di vendite.
Si tratta di un opera realizzata assieme allo scrittore Christopher Richard Barker che possiamo annovera tra i concept album. Infatti è costruito intorno alla figura di un immaginario poeta, Edgar Bourchier, ed ambientato dalla sua nascita fino alla scomparsa avvenuta durante la prima guerra mondiale (proprio quest’anno cade l’anniversario dei cent’anni dall’armistizio).
Musicalmente si assiste ad una carrellata di generi che spaziano dal folk al punk alla primigenia new wave.
In alcuni momenti non si può fare a meno di riconoscere una matrice Bad Seeds come nel brano “Listen in the twilight breeze” dove le atmosfere notturne la fanno da padrone.
Non può mancare una certa estasi bucolica che si esprime nella ballata folk “Further down the line”. Richiami anche ai Pogues in una quasi orchestrale “Pounding for peace”. Non vengono dimenticate le radici punk dal nostro Mick che ci da dentro di brutto con la distorta “The last bastard son of war”.
Un lavoro che cresce ascolto dopo ascolto, ma che farebbe la sua miglior figura in una rappresentazione teatrale.


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