Gli All Them Witches provengono da Nashville, ma non sono certo un gruppo dedito al country, piuttosto la band più minacciosa e rumorosa della capitale del Tennessee. Hanno iniziato nel 2012 e sono composti da un quartetto di brutti ceffi, il cantante e bassista Charles Michael Parks Jr., il chitarrista Ben McLeod, il tastierista Jonathan Draper ed il batterista Robby Staedler.
Le loro origini risiedono nello stoner, ma oggi sono approdati ad una forma di classic rock che si muove tra Led Zeppelin, Black Sabbath, Allman Brothers e Grateful Dead quindi hard blues, amanti di lenti incendiari infettati di soul, capaci di aprirsi a soluzioni jammate che poi si dilatano in splendidi momenti lisergici.
Questo disco, grazie al lavoro alla consolle di McLeod, sembra voler ricreare l’energia e l’eccitazione delle performances sul palco cercando potenza ed immediatezza. I volumi sono tenuti molto alti e l’impatto non è certo cerebrale, ma non sono dozzinali imitatori ne scadono nel bieco rock duro senza stile.
Il cantante è in possesso di una voce ispirata ai toni blues che non si lancia in urla di scarso fascino, mentre i compagni di avventura sono musicisti che sanno come passare da assalti sonori a lunghe improvvisazioni di scuola psichedelica in grado di donarci i momenti migliori del lavoro.
Quando i ritmi rallentano e le atmosfere diventano oniriche assistiamo ad autentici pezzi da novanta come la riverberata “Diamond” oppure la blues jam di “ Harvest feast” che si prolunga per una decina di minuti, ma potrebbe continuare per una mezza giornata tanto è accattivante. Splendida anche “Rob’s dream” che collocherei sulle orme della nota “Dazed and confused”.
Un gruppo nel bel mezzo di una trasformazione sonora che sta superando le durezze degli esordi per un suono più eterogeneo e raffinato pur continuando a collocarsi nell’ambito della musica ad alto tasso di carica adrenalinica.


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