MARY HALVORSON’S CODE GIRL: “Artlessly Falling” cover albumEsistono due donne nel mondo del jazz moderno che hanno mostrato di conoscere e capire in toto il genio musicale di Robert Wyatt. La prima, molto tempo fa e quindi in tempi non sospetti, è stata Carla Bley e non c’è altro da aggiungere. La seconda, che è invece colei di cui vogliamo scrivere, è Mary Halvorson, chitarrista newyorkese di Brooklyn, da almeno una dozzina di anni indicata dalla critica più attenta e intelligente quale una delle più intriganti personalità del new jazz, capace—davvero come pochi altri musicisti—di inoltrarsi nella fitta foresta della ricerca per trovare nuove possibilità nelle architetture più ‘avant’ e moderniste della musica jazz. Forse la più attiva in quella che senza ombra di dubbio potrebbe essere delineata quale ‘ricerca della strada del futuro’.

Colei che è divenuta una delle chitarre più ricercate degli ultimi anni e che ha lavorato con artisti come Tim Berne, Anthony Braxton, Taylor Ho Bynum, John Dieterich, Trevor Dunn, Bill Frisell, Ingrid Laubrock, Jason Moran, Joe Morris, Tom Rainey, Jessica Pavone, Tomeka Reid, Marc Ribot e John Zorn è anche una prolifica compositrice e attiva produttrice di ormai molti lavori musicali decisamente più che interessanti. Il suo lavoro autunnale 2020 si intitola “Artlessly Falling” che è anche la title track di un album capace di sorprendere per l’intreccio della delicata poesia della leader con architetture sonore che diventano scenografie grazie alla presenza di un ospite davvero speciale che centellina ormai la propria unica voce assai di rado. Robert Wyatt è una leggenda vivente ed è sempre stato il desiderio della Halvorson quello di poterlo avere in un proprio album in quanto uno dei suoi eroi musicali, nonché fonte di ispirazione per il Code Girl. Ha scritto tre brani appositamente per lui e Robert è stato brillante e appassionato come al solito. Un sogno che si è avverato.

“Artlessly Falling” è un album impegnativo con tracce composte da frammenti di improvvisazione più che basate sulla teoria compositiva. Halvorson utilizza i vari elementi per estetizzare il mondo confuso che la circonda. I brani sono caratterizzati da improvvisazione, ma come composizioni si sentono molto più vicine alle canzoni d’arte o alla nuova musica di qualsiasi altra cosa a distanza di braccio dal jazz. Non è una brutta cosa, soprattutto da quando è stata ascoltata la prima voce in “Artlessly Falling” appartenente al grande statista di art rock Robert Wyatt. Con la sua voce acuta e sottile che continua ad affascinare all’età di 75 anni, appare in tre delle otto tracce, i cui testi (tutti dalla penna di Halvorson) sono stati scritti in otto diverse forme poetiche. La cantante di Code Girl, Amirtha Kidambi, si unisce a lui in “Walls and Roses” e gestisce gli altri cinque lei stessa, in un’armonia incantevole su alcuni con la sassofonista tenore María Grand. Quando Grand non canta, fa una miscela altrettanto inquietante con il trombettista Adam O’Farrill, che occupa il posto in cui si trovava Ambrose Akinmusire nel precedente album del gruppo.

Mentre alcune canzoni sembrano contenere alcuni commenti politici astratti, “Last-Minute Smears” non si ferma, con testi basati su frammenti della testimonianza del Congresso di Brett Kavanaugh. Mary alterna il suo caratteristico suono di note piegate con lampi di accordi distorti e pennellate pulite. Tutto arriva al culmine nel pezzo omonimo di chiusura, che inizia con solo voce e chitarra, quindi si sviluppa fino a quando il sestetto crea una raffica di caduta libera che riesce comunque a mantenere una struttura armonica sotto la voce di Kidambi. Completato dai compagni di band Thumbscrew della chitarrista, il bassista Michael Formanek e il batterista Tomas Fujiwara, Code Girl offre un ascolto stimolante, ma che premia un attento esame!!!


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