La Confront Recordings pubblica il suo primo titolo nel 1996, e nasce dall’idea di Mark Wastell, che era il  titolare del negozio di dischi Sound 323 a Londra. Lo scopo iniziale era quello di dare alle stampe le registrazioni delle sue performances, che vendeva ai concerti o sullo store on line del suo negozio. Man mano che cresce la sua popolarità di musicista nell’ambiente londinese, cresce l’interesse per le sue pubblicazioni, così l’etichetta si sviluppa, ma nel tempo il negozio cessa.
La Confront Recordings si muove in un ambito in cui l’ambiente in cui accade la musica costituisce parte integrante del contenuto sonoro, e il suono, più che la musica nel suo senso comune del termine, è primario elemento d’interesse, così come l’improvvisazione.
L’incrociarsi dei percorsi della Confront Recordings con David Sylvian ha sicuramente portato ad una maggior diffusione il nome dell’etichetta: all’inizio del millennio Mark Wastell acquistava per il suo negozio i dischi di Sylvian direttamente dalla sua etichetta, la Samadhisound, e Sylvian si mise a seguire ciò che accadeva in casa Confront. Nel dicembre del 2015 la Confront Recordings edita ‘Playing The Schoolhouse’, ep firmato David Sylvian e Jan Bang, e la collaborazione tra Wastell e Sylvian continua ancora oggi.
Tratto distintivo dell’etichetta per la collana Collectors Series, che ad oggi ha pubblicato poco meno di cento titoli, è il case di metallo color argento su cui è applicato un adesivo nero con le coordinate dell’album ivi contenuto, il che sgrava Wastell dal dover delegare questioni di grafica e design a terzi: si occupa lui di tutto, dalla masterizzazione del cd al prodotto finito.
Per la neonata collana Core Series di cui ci occupiamo ora, e che ha solo poche pubblicazioni all’attivo, Wastell ha scelto un packaging in cartone riciclato sovvrainciso con inserti optical e il titolo che ha il numero di serie Confront Core 01 è ‘There Is No Love’ e porta le seguenti firme, Rhodri Davies/David Sylvian/Mark Wastell.

Nel 2016, durante le celebrazioni del ventennale della Confront Recordings all’Oto Café di Londra, fu registrato un concerto in cui la voce di David Sylvian, preregistrata, interpretava un testo tratto da ‘In the Solitude of Cotton Fields’ di Bernard Marie Koltès.
Wastell parte da un live e ne fa un disco definibile elettroacustico di cui ne compone la struttura e poi vi unisce registrazioni e loop tratti da vari artisti e varie situazioni verificatesi in una durata di una decina d’anni.

Il secondo titolo della Core Series è ‘Unraveling the Waterfall’ di Julie Tippetts/Mark Wastell
Composto da una traccia unica di 30:55 minuti, anche questo progetto nasce da una registrazione live all’Oto Café.
Wastell e la Tippets utilizzano strumenti percussivi asiatici non consueti che tessono trame meditative e piuttosto minimali su cui la stimata vocalist lascia lavorare la sua voce morbida. A tratti viene accompagnata dallo shruti box di Wastell che produce il suo tipico ronzio ed evidenzia per contrasto il colore caldo della voce di Julie.

Il terzo titolo è ‘Hum’ di Sidsel Endresen/Jan Bang.
In questo caso non troviamo la presenza di Wastell, ci sono solo la vocalist Sidsel Endresen e Jan Bang al dittafono e sampler. Ancora una volta il tutto inizia con la registrazione di una loro performance alla Victoria Nasjonal Jazzscene di Oslo effettuata alla fine del 2016 da Asle Karstad.
Si tratta di un lavoro in cui la parte vocale e il suono prodotto da apparecchiature elettroniche si combinano in gesti sonori inattesi.
Il disco è stato mixato e prodotto dallo stesso Bang al Punkt Studio a Kristiansand.

Il quarto titolo proposto è ‘Klinker’, di Derek Bailey & Company.
In questa formazione del collettivo Company, dedito all’improvvisazione, troviamo Derek Bailey (1930-2005) alla chitarra, Simon H. Fell al contrabbasso, Will Gaines (1928-2014) alla tap dance e Mark Wastell al violoncello.
La performance fu registrata nell’agosto del 2000 al The Klinker di Londra da Tim Fletcher e grazie all’ambiente accogliente e intimo la riuscita è davvero ottimale. Per l’occasione, Tim Fletcher posiziona microfoni anche in prossimità del soffitto, cogliendo così la propagazione sonora anche dall’alto.
Una testimonianza della vera essenza della musica improvvisata di quel periodo.

Di questo passo l’etichetta di Wastell, con le sue collane dedicate, costituirà nel futuro uno scrigno che avrà preservato un linguaggio musicale legato all’evento sonoro nel suo manifestarsi che andrebbe altrimenti perso, soprattutto in un momento in cui pare che la musica si diriga (specialmente quella legata al fenomeno commerciale) verso un’estetica ‘usa e getta’.
E di questo gliene siamo immensamente grati.


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