MAN MAN- “Dream Hunting In The Valley Of The In-Between”Il nuovo album della rock band Man Man è intitolato “Dream Hunting in the Valley of the In-Between”. Si tratta del ritorno in studio della band capitanata dal cantante, musicista e compositore Honus Honus (alias Ryan Kattner) a distanza di sette anni dall’ultimo lavoro “On Oni Pond” ed è il suo esordio su Sub Pop.

Il disco contiene 17 brani ed è stato prodotto da Cyrus Ghahremani, mixato da S. Husky Höskulds (Norah Jones, Tom Waits, Mike Patton, Solomon Burke, Bettye LaVette, Allen Toussaint) e masterizzato da Dave Cooley (Blood Orange, M83, DIIV, Paramore, Snail Mail, Clipping). Ci sono anche le voci ospiti sull’album, di Dre Babinski degli Steady Holiday sulle canzoni “Future Peg” e “If Only”, e di Rebecca Black (cantante della hit pop virale “Friday”) su “On The Mend” e” Lonely Beuys”. Far trascorrere sette anni tra un’uscita e l’altra è quasi un tentativo di eclissarsi nel mondo musicale odierno, nel quale uno risulta vivo solo se è sempre presente. Non che Ryan Kattner, motore propulsore della band, nel frattempo sia stato con le mani in mano, tra varie collaborazioni musicali, partecipazioni in qualità di attore in film indipendenti e docu-film ( “Woe”, ” So It Goes “, “Use Your Delusion” ), realizzatore di una serie animata, scrittore di sceneggiature di film e graphic novel, direi che si è tenuto impegnato. Lo scopo della musica si può riassumere nella dicotomia renderci felici oppure tristi, ovviamente con sfumature differenti a seconda degli stati d’animo di ogni ascoltatore. Ora il nostro ci regala un disco, che in questo periodo cosi particolare è proprio quello che ci voleva, frizzante, a tratti scatenato (o che ti fa scatenare), con tanta carne (strumenti) al fuoco, che ti fa viaggiare (con la fantasia) e con arrangiamenti veramente divertenti.

Il breve brano strumentale di apertura “Dreamers” introduce a “Cloud Nein”, che avevamo apprezzato come primo singolo accompagnato da un bel video, e che dimostra la capacità di Ryan Kattner nello scrivere grandi pezzi con potenzialità pop, c’è da dire che nell’album il pezzo cambia rispetto alla versione del singolo, è diverso, ma a mio avviso anche migliore. Sono capaci di introdurci in una sarabanda di suoni etnici con tendenza verso l’est, moderni e popolari, quasi una via di mezzo tra una band paesana e una alternativa. Ci sono cori, bassi e contrabbassi, ritmi accattivanti e veloci, sax dissonanti e rumorini vari grazie ad alcuni accorgimenti, le atmosfere sono da gran festa e tendenzialmente pop. Con “On the Mend” la canzone è su note da cabaret, che vengono completate e superate quando si aggiungono gli altri strumenti a riempire il tutto, per creare un insieme che da l’idea del sound pieno e strumentale che troveremo in gran parte dei brani. Non tutto è perfettamente riuscito, ma bisogna considerare l’insieme e affermare che ci consegnano una musica fresca e godibile, che è anche personale pur partendo da ingredienti già conosciuti (Il pop balcanico, il rock indipendente e la ballata teatrale).

La chiusura è in tono minore, come ogni festa che si rispetti in cui rimangono solo pochi musicisti, il pianista e poche voci e la malinconia prende il sopravvento. E’ un album che si segue con piacere fino alla fine senza annoiarsi, e di questi tempi è già molto!!!


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