JAGA JAZZIST- “Pyramid”“Pyramid” è il nono album dei Jaga Jazzist, uscito su etichetta Brainfeeder di Flying Lotus. Rispetto al suo predecessore ”Starfire”, pubblicato nel 2015 su Ninja Tune e inciso nel giro di due anni, la nuova prova discografica dell’ottetto norvegese è stata composta in appena due settimane in uno studio boschivo in Svezia, con session della durata di 12 ore al giorno. «La cosa più importante è che non volevamo analizzare eccessivamente ogni idea musicale. Volevamo seguire la prima e originale idea e mantenere la freschezza», afferma il batterista Martin Horntveth. «Con un suono adeguatamente cosmico in linea con la nuova etichetta discografica», si legge nella press release, «i Jaga Jazzist hanno tratto ispirazione dal jazz anni ’80 della band Out To Lunch e dal guru del sintetizzatore Ståle Storløkken fino ai contemporanei Tame Impala, Todd Terje e Jon Hopkins. Ognuna delle quattro registrazioni dell’album evolve in movimenti accuratamente disegnati, mentre i technicolor espressi dalle armonie delle tracce si muovono sognanti».

I ragazzi norvegesi sono stati per un breve periodo il nome di punta della Smalltown Supersound per poi trasferirsi alla più famosa Ninja Tune. Abbiamo assistito a cambi di formazione necessari per gli aggiustamenti stilistici del gruppo, fino alla apparizione di “Pyramid”, un’opera veramente riuscita ed entrata a far parte di un’etichetta che cerca sempre di trovare nuove soluzioni per i dischi che pubblica.

Correva l’anno 2003 quando il decimo appuntamento di “In the Fishtank” celebrava lo sposalizio artistico tutto norvegese tra i Motorpsycho e i Jaga Jazzist; tra i brani una fulminate rilettura di “Pills, Powders and Passion Plays”. Sono trascorsi diciassette anni dal 2003 e i Jaga Jazzist, dopo ventisei anni d’attività (al 1994 risale la loro fondazione; il gruppo si è formato a Tønsberg su impulso dei fratelli Lars e Martin Horntveth e del polistrumentista e compositore Ivar Christian Johansen), hanno dato alle stampe questo nuovo lavoro discografico. “Pyramid” si presenta come un disco compatto, sebbene la sua composizione sia stata realizzata in appena due settimane, e bilanciato tra elaborazioni jazz dal gusto ora retrò ora moderno, permeate da linee elettriche che in modo trasversale tagliano l’atmosfera musicale, tracciando un percorso che idealmente dagli anni sessanta/settanta, passa per gli ottanta e giunge sino ai tempi nostri.

E così, alle morbidezze post-rock di “Tomita” (fa un cenno al compositore e sintetizzatore giapponese Isao Tomita), seguono le ritmiche di “Spiral Era” che portano alle orchestrazioni da vecchio movie poliziesco di “The Shrine” (allude al leggendario club di Lagos di Fela Kuti), giungendo all’elettronica retrò di “Apex”.

Un ritorno gradito quello della formazione nordica, capace di traghettarci in un avvincente trip musicale, che dal passato riemerge nelle dinamiche di un suono moderno!!!


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