Mi piace scrivere di musica e fare recensioni, mi permette di rimanere al passo con i tempi, ma c’è anche una altra faccia della medaglia cioè a volte ti rendi conto di quanto tempo sia passato dalla prima volta che si è conosciuto un artista.
Questo è uno di quei casi, infatti sono trascorsi ben ventidue anni dall’esordio di Madeleine Peyroux, cantautrice della Georgia, Athens per la precisione.
Giunta a metà dei quaranta la nostra si ripiega su sé stessa e riflette sui vari aspetti della vita, sia personali che mondiali. In questo lavoro è stata aiutata da musicisti di gran livello quali il pianista Patrick Warren, il batterista Brian McLeod e il chitarrista David Baerwald con Larry Klein (basso) che si è occupato della produzione. I brani sono stati scritti grazie ad un lavoro di squadra e alcuni di loro sono stati arricchiti in sede di arrangiamenti da percussioni, fiati, organo Hammond e coriste.
La nostra non è sicuramente una sperimentatrice per cui anche in quest’occasione si muove tra jazz, blues e pop, ma lo fa sempre con stile e senso della misura. Il brano d’apertura “On my own”, primo singolo estratto dall’album, è un mid-tempo venato di jazz in cui la nostra rilascia una parte vocale debitrice di Billie Holiday.
“Down on me” è un pezzo incisivo con una ritmica marcata dal sapore blues anni ‘50/’60 e liriche che introducono il tema delle difficoltà economiche che in tanti sono costretti ad affrontare.
Altra traccia di livello superiore è “Anthem” di Leonard Cohen che ci fa vivere una intensa interpretazione vocale di Madeleine che si staglia su un’atmosfera malinconica.
In definitiva un buon album che vive della grazia interpretativa dell’autrice a fronte di qualche pecca negli arrangiamenti.
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