LOS LOBOS – ‘Native Sons’ cover albumQuanto li ho amati, negli anni ottanta e nel decennio successivo l’attesa tra un disco e l’altro era spasmodica. Poi, con l’arrivo del nuovo secolo, pur continuando a seguirli, non c’era più quel senso dell’aspettativa anche perché pure loro hanno cominciato a diradare le uscite. Quando, qualche mese fa, lessi che il loro nuovo album sarebbe stato composto da cover storsi la bocca e mi convinsi che i ‘lupi del barrio’, ormai, non avessero più nulla da dire e da dare al loro pubblico. In seguito le informazioni divennero maggiormente precise, si trattava di un lavoro che omaggiava Los Angeles e nessuno meglio della band di East L.A. poteva confezionare un tributo musicale alla città degli angeli rileggendo dodici brani, più o meno celebri, scritti e interpretati nell’arco di diversi decenni da artisti locali, cui i Los Lobos aggiungono nell’occasione un inedito a tema (la title track).

C’è di tutto, nel loro gustosissimo menù che include portate di chicano rock, surf pop, funk, soul, psichedelia e canzone d’autore: “Jamaica Say You Will” di Jackson Browne, una medley (“Bluebird”/”For What It’s Worth”) dedicata ai Buffalo Springfield, “The World is A Ghetto” dei War e “Sail On, Sailor” dei Beach Boys si affiancano a omaggi agli amici Blasters (“Flat Top Joint”), alla Motown (nelle sembianze di Barrett Strong) , al loro vecchio collaboratore Lalo Guerrero e a storici rocker chicani come Thee Midniters, Premiers e Jaguars.

‘L’ho suonato per un amico e la sua prima risposta è stata che si tratta di un disco da festa, che mi suona bene’, afferma il cantante, compositore e polistrumentista David Hidalgo in un comunicato stampa. Il tastierista Steve Berlin aggiunge: ‘Non potrei dire che ci sia un filo conduttore per tutti questi artisti, ma in un certo senso è esattamente ciò che rende LA grande. C’è l’R&B, il punk rock, il rock and roll e il folk, e in qualche modo esistono insieme in questa strana città che tutti chiamiamo casa’.

Le reinterpretazioni sono tanto ispirate quanto varie, coprendo canzoni di Jackson Browne, War, The Beach Boys e The Blasters (una band di cui Steve Berlin faceva parte prima di entrare nei Los Lobos), tra molti altri. La terza traccia, “Bluebird” che sfocia in una “For What It’s Worth” mozzafiato (due canzoni scritte da Stephen Stills dei Buffalo Springfield) è una resa particolarmente potente visti gli ultimi anni fortemente polarizzanti che abbiamo appena vissuto.

Quella traccia è immediatamente seguita dalla brillante “Los Chucos Suaves”, scritta da Lalo Guerrero, che dimostra quanto facilmente la band possa immergersi e uscire dai generi musicali, senza soluzione di continuità. Lo stesso si può dire per l’interpretazione della band del blues swing di Percy Mayfield “Never No More” e del classico brano rockabilly dei Blaster “Flat Top Joint”. Ma dare un tocco di Los Lobos a “Jamaica Say You Will” di Jackson Browne e “Sail on, Sailor” dei Beach Boys non era così semplice, eppure sono due dei momenti più soddisfacenti dell’intero lavoro.

Los Lobos è sempre stata una band straordinariamente creativa fin dalla loro fondazione nei primi anni ’70, essendo riuscita a miscelare tutti i generi, dagli atti country e rockabilly ai punk che componevano la scena musicale dei primi anni ’80. Ci sono solo una manciata di gruppi che potrebbero affrontare l’arduo compito di scrivere una lettera d’amore alla musica di Los Angeles che risale a generazioni fa e che viene via suonando così ispirata; Los Lobos è una di quelle band!!!


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