TORRES - ‘Thirstier’ cover album“Thirstier” arriva ad un anno e mezzo di distanza da “Silver Tongue”, prima uscita di Torres per Merge, ed è un inaspettato cambio di rotta e sound nella discografia della giovane musicista di Orlando, Florida, passando dal country folk degli ultimi lavori ad una più energica lezione rock. Registrato in piena crisi pandemica nell’inverno del 2020 ai Middle Farm Studio in Inghilterra, la raccolta, come detto, è un ritorno di Mackenzie Ruth Scott, ovvero Torres, ad una forma di rock più potente di quanto fatto con i suoi ultimi lavori.

Il disco è stato co-prodotto dalla giovane musicista insieme a Rob Ellis e Peter Miles inseguendo un sound più chitarristico, influenzato dal lavoro di Buth Vig per Garbage e Nirvana. La nuova direzione è evidente già ascoltando il primo singolo “Don’t Go Puttin Wishes in My Head”, spumeggiante esempio di country rock. “Thirstier” è un album che parla di amore con brani che affrontano il tema da vari punti di vista: romanticismo, amore platonico, spirituale, per la famiglia e per sé stessi. Quello della nuova Torres è un messaggio d’amore rivolto a tutti, per migliorare e cambiare il mondo.

È sembrato a lungo che Torres fosse sul punto di divenire una superstar, ma qualcosa non ha funzionato e quello stato lo ha solamente sfiorato. Dopo essere stata abbandonata dalla 4AD nel 2018 sembrava che la cantautrice conosciuta anche come Mackenzie Scott stesse rischiando di perdere tutto – ha descritto quel periodo come il più duro della sua vita, durante il quale ha considerato di abbandonare completamente la musica. È stato incoraggiante, quindi, vedere il suo nome accostato ad un’altra etichetta indie, la Merge, per “Silver Tongue” del 2020, un disco che le ha riconquistato con discrezione il punto d’appoggio critico e commerciale per cui era stata costretta a lottare. Ora “Thirstier” si basa su questo fondamento; ambizioso e sfacciato, è il suono di un artista che libera ogni preoccupazione per le aspettative degli altri.

Sebbene non sia mai stata quasi una tappezzeria nei dischi precedenti, il nuovo lavoro è di gran lunga il quello più sfacciato di Scott finora. L’apertura “Are You Sleepwalking?” barcolla insieme a un grugnito soddisfacente simile a quello delle Hole, prima di schivare in un ritornello nervoso e sincopato; Il singolo principale “Don’t Go Puttin Wishes In My Head” è un glorioso power-pop stomper che migliora ad ogni ascolto, raggiungendo l’impossibile suonando come Springsteen e non come una traccia da imbolsiti-rocker.

Non tutto è perfettamente a fuoco – la title track è eccessivamente dipendente da una linea di chitarra che suona come “Patience” dei Take That, e “Big Leap” è un po’ troppo serio per il suo bene – ma poi arriviamo al propulsivo run-in finale di “Kiss The Corners”, “Hand In The Air” e “Keep The Devil Out”, è difficile non essere commossi dallo spirito del disco, ed è improbabile che si possa ascoltare un album così colmo di ganci irresistibili registrato quest’anno. Una mossa da megastar!!!


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