LNZNDRF: “II” cover albumA distanza di un lustro dal primo capitolo e dall’EP “Green Roses”, tornano i LNZNDRF, ovvero il progetto composto da Scott e Bryan Devendorf dei National e Ben Lanz dei Beirut.

Parte del fascino di LNZNDRF, è la spontaneità. In effetti, come Bryan Devendorf ha detto ad American Songwriter di “II”, avevano solo un elemento a posto quando si sono riuniti per registrare nel 2019. ‘Una cosa che sapevamo era che avevamo la copertina dell’album in anticipo’, ride. ‘Era tutto orientato a questo. Conosciamo la copertina dell’album. Facciamo qualcosa che suona bene con quello’.

Il resto di questo secondo full-length di LNZNDRF è stato un affare molto più improvvisato. Come è avvenuto nelle precedenti versioni del progetto, che hanno incluso un lungometraggio di debutto nel 2016, un 12 pollici e un EP, l’improvvisazione guida il bus su queste otto tracce, che presentano voci sporadiche ed esplorazioni musicali estese che intervallano misteriosi synth e paesaggi sonori con ritmi martellanti Krautrock. Lanz era anche responsabile dei titoli delle canzoni, che spesso (“The Xerix Steppe”, Chicxulub” e “Gaskiers “) accennavano a fenomeni naturali.

Ciò che rende la musica di LNZNDRF così emozionante sono le giustapposizioni di onde sonore astratte e concrete e lontane che fluttuano nell’aria, messe improvvisamente a fuoco dai solchi energici dei fratelli Devendorf. Sapendo come quella sezione ritmica definisce così energicamente molti dei brani classici di The National, alcuni potrebbero aspettarsi che LNZNDRF sia solo un’opportunità per i fratelli Devendorf di mettersi in mostra. Ma non c’è nessuna palla da eroe da trovare in questo album. ‘Cerchiamo di non renderlo troppo esigente e complicato’, dice Bryan. ‘Lascia che sia il carattere sonoro naturale degli strumenti che suoniamo a dettare le parti. Siamo tutti personalità di tipo B. Tutti evitano di prendersi la scena, si preferisce agire in secondo piano’.

È “The Xerix Steppe”, solo strumentale, il titolo scelto per aprire le danze: una lunga cavalcata di più di sette minuti che ci accoglie con venature sognanti e ipnotiche per esplodere nella parte centrale in un vortice sonoro cadenzato da una sezione ritmica martellante, fino a sfumare sul finale. Segue il primo singolo estratto dall’album, “Brace Yourself”, classica traccia progressive rock, che non teme di contaminarsi con nuances psichedeliche. ‘Queste canzoni arrivano da quegli ologrammi senza forma e trasparenti che appaiono sulle palpebre quando chiudiamo gli occhi, prima di addormentarci. Sono le visioni che giuriamo di ricordare al mattino, ma non lo facciamo’.

Forse, in futuro, poco si ricorderà di questo disco, ma è bello lasciarsi deliziare da quanto esce dai solchi di “II”!!!


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