Sotto la sigla LFZ si cela un ottimo chitarrista, Sean Smith, che nel suo passato fu conosciuto come novello esponente di quello stile definito da John Fahey negli anni tra il 1950 e il 1960, l’American Primitive Guitar. Da allora Sean Smith ha percorso distanze siderali, ed in questo suo ‘Name Plus Focus’ firmato LFZ di chitarra non ne sentiamo, non perché non ci sia, ma perché non ha il suono che riconosciamo generalmente come ‘di chitarra’.
Si tratta di un disco completamente elettronico, risultato di registrazioni fatte in varie locazioni e in tempi diversi, una sorta di summa. Furono utilizzati diversi sintetizzatori e chitarre e le registrazioni furono eseguite sia con la tecnica analogica che con quella digitale.
Kraut, minimalismo e un po’ di classicismo, come in ‘Silence’, che all’ascolto sembra il movimento di una sonata. La costante è un’aura un po’ kosmische che amalgama il tutto.
In ‘Naturalistic’ abbiamo uno splendido manifestarsi di ‘quel che resta della chitarra’, una coinvolgente suite che se immaginiamo eseguita dalla chitarra acustica ci riporta a Sean Smith chitarrista.
L’album è pubblicato dalla Castle Face di John Dwyer, che definisce questo disco come la miglior colonna sonora che tutti i suoi pensieri avessero mai avuto e lo consiglia ai fans di JD Emmanuel, Edgar Froese, Syrinx, Michael Rother e Wendy Carlos.
Decisamente un album che non stanca neanche dopo ripetuti ascolti, se si ama molto la sperimentazione con vene improvvisative.


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