Mi ricordo ancora, tanti anni fa, una discussione con un mio cliente al quale non concedevo niente riguardo le sue convinzioni, ma solamente per una sorta di presa in giro. Stavamo conversando di musica soul e R’n’B, quando, improvvisamente, se ne uscì che King Curtis era uno dei più grandi strumentisti di sempre. La mia replica non si fece attendere e si manifestò in una fragorosa risata anche se dentro di me ero conscio che non si era allontanato di molto dalla verità.
Curtis Ousley (suo vero nome) e il suo sassofono avevano marchiato a fuoco centinaia di dischi, in particolare quelli di soul e R’n’B, attraverso uno stile inconfondibile che faceva risaltare colori e sfumature dei brani. Iniziò a suonare nella banda scolastica, cominciò con l’alto e poi passò al tenore, ed ebbe come principale fonte di ispirazione il grande Lester Young, ma subì l’influenza anche di Illinois Jacquet e di tutta la scuola texana di tenoristi. La carriera discografica si snodò tra diverse etichette quali la RCA, la Prestige, la Tru-Sound e, soprattutto, la Atlantic che lo rese famoso e gli permise di entrare nell’Olimpo dei grandi.
È da poco uscito un cd per la Wounded Bird che comprende due album del nostro usciti a cavallo tra i sessanta e i settanta cioè “Instant groove” e “Get ready” entrambi per la Atlantic e da tempo fuori stampa.
Accogliamo con gioia questa ristampa perché rappresenta il momento della definitiva maturità di King Curtis, ultimi due dischi in studio del musicista di Fort Worth, Texas, se si escludono i due live, uno al Fillmore e l’altro a Montreux, prima della sua morte avvenuta nel 1971 davanti alla sua abitazione nuovayorchese.
I due lavori vedono sfilare una messe di strumentisti famosi, in particolar modo chitarristi, quali Duane Allman in quattro brani dell’incisione del 1969: “Hey Jude”, “The weight”,”Foot pattin’” e “Games people play”.
C’è poi la presenza di Eric Clapton e Delaney Bramlett in “Get ready”e nel brano “Teasin’” e quella di Eric Gale in “Soulin’”. Il secondo dei due dischi venne registrato quasi interamente ai Fame studios a Muscle Shoals in Alabama e vede la partecipazione della house band degli studi composta da Eddie Hinton, David Hood e dalla crema dei musicisti soliti alle registrazioni in quello studio così importante.
Duane Allman si rende subito riconoscibile nella ritmata “Foot pattin’”anche se viene immediatamente oscurato dal sax di Curtis in una resa veemente e coinvolgente.
Sa farsi più dolce e misurato nella cover di Jimmy Webb “Wichita lineman”, mentre Duane prende la scena con la slide in “Games people play”.
Il King mette in mostra le proprie doti di jazzista in “Singing a simple song”, ma il vertice dell’album viene toccato da “The weight” in cui sax e chitarra convivono alla grande in uno splendido duello dopo che la parte introduttiva è pennellata dalle corde del compianto chitarrista.
L’opera termina con una versione latineggiante di “Hey Jude”, il cui arrangiamento comprende l’uso degli archi, a mio giudizio, assolutamente inutili. “Instant groove” risulta, alle mie orecchie, una raccolta dalla qualità altalenante, con i picchi raggiunti nei momenti in cui si avverte la presenza di Allman.
“Get ready” risulta più compatto e maggiormente incentrato sul soul, credo anche per il fatto che sia stato registrato ai Fame studios e si avvalga di un gruppo amalgamato e superlativo. Il brano omonimo è un esempio lampante di quanto affermo, grande prova di King Curtis egregiamente supportato dalla backing band. Anche le cover si colorano di soul come possiamo ascoltare in “Bridge over trouble water” dove il connubio sax-piano (Richard Tee) ed un coro gospel in seconda linea emozionano nel profondo. In “Something” il saxofono si appoggia alla chitarra di Hinton, alle tastiere e, ancora una volta, al coro gospel.
“Let it be” ci porta direttamente in paradiso tale e tanto è il trasporto che sax e coro riescono a trasmettere.
È veramente un peccato che la vita di Curtis si sia spenta così presto, mi immagino quante delizie ci avrebbe riservato in futuro!!



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