Da Los Angeles una fantastica autrice capace di coniugare il più lirico universo r&b con una sensibilità indie-folk autentica. Al suo debutto sulla lunga distanza dopo il promettente ep The Visitor, Kadhja Bonet fa le cose in grande ricostruendo nei minimi dettagli la cronologia di 20 anni in musica.
Non è solo R’n’B rivisitato e sofisticato con pennellate di psichedelia, come potrete leggere su stampa di settore.
Kadhja possiede una voce straordinaria in grado di modularsi su timbri e registri incredibili, ma che rimane sempre spontanea, non forzata del tipo “ascolta come sono brava”. Sarà in grado di suscitare in voi le emozioni più disparate, dalla seduzione all’abbandono, dalla consolazione allo sconforto più disperato.
La strumentazione è un altro punto forte del disco molto raffinata e ricca, gli arrangiamenti di una ricerca e qualità che vi sbalordiranno, a volte di bellezza stordente (“Delphine” e “Nostalgia”), in altri casi si muovono tra jazz, soul e sperimentazione quasi a materializzare una colonna sonora degli anni sessanta.
I testi rimandano ad una classicità mai dimenticata, ricchi di riferimenti. Il disco è prodotto, scritto e suonato interamente dalla Bonet (tranne il basso).
Un lavoro in grado di ipnotizzare, opera prima di una musicista che possiede tutto per diventare una stella, se ciò non accadrà domandatevi che fine sta facendo la musica.
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