JULIAN COPE – ‘England Expectorates’ cover albumUscito dai Teardrop Explodes, Julian Cope ha intrapreso una carriera solista ricca di sorprese e svolte inattese. Ha affrontato stoner, hard e pure qualche episodio pseudo ambient, ma è nella sua capacità compositiva di canzoncine stranite e acidificate o di pura marca Teardrop Explodes che trova la propria cifra stilistica, e in quest’occasione direi che ha colto il bersaglio. Siamo al cospetto di pezzi ‘normali’, nel senso di strumenti, voce, composizione. Ma si tratta pur sempre di Julian, per cui percussioni accennate in stile minimal, tappeti sottili di synth, chitarre elettriche ed acustiche, voci, distorsioni carezzevoli, direi che potremmo fare riferimento a dischi quali “Droolian” e “Skellington”, quindi a livelli artistici molto elevati.

Credo che il suo girovagare di stile in stile, dal pop psichedelico di base post-punk ad una serie di progetti intrisi di occultismo e misticismo, figli della passione per esoterismo, religioni antiche sia dovuto alla necessità di esternare, la stessa che lo ha portato a pubblicare parecchi libri.

Come spesso accaduto in passato il disco si divide in due ‘Phases’, la prima si manifesta con l’apertura dell’Lp, nelle vesti della title track, un brano ruffiano che fa proprio un ritmo motorik di matrice Can per accompagnare un’atmosfera tra il bucolico ed il pagano. Si prosegue con “Exiled on Hoy”, pezzo che ci riporta alla mente i momenti di “20 Mothers” con le piccole invenzioni che caratterizzavano quell’opera.    “Hillary In Benghazi” ci riporta al periodo “Skellington”, minimale, ma ammaliante.

I titoli delle canzoni sono uno spasso e vanno di pari passo con i testi, non è facile resistere a tracce intitolate “Lord Ass of the Year”, “Cunts Can Fuck Off”, “I’m Bloody Sure You’re on Dope”, “Dickless and Ridiculous”. È questa la dimensione in cui Julian offre il meglio di sé: la follia, che lo conduce ad arrangiamenti astrusi ed estrosi, il pop nella propria forma migliore, leggero ed etereo, il rock che richiede ascolti successivi per potersi meglio rivelare, nonostante sia immediatamente fruibile.

L’ispirazione, oltre che dai due titoli suddetti, arriva dagli anni ’80 (“Fried” per esempio). Fa capolino pure una ritmica di impronta wave (“All the Yin-Yangs That Give it Away”), un paio di episodi profumano di Teardrop Explodes (“I Know What It’s Like to be Believed”, la magnifica “Cunts Can Fuck Off”). Potrei azzardare che la riuscita del lavoro dipenda dal riciclo di idee in modalità creativa.

La fase due di “England Expectorates” si apre con una song, “Boris-Good Enough”, introdotta da un piccolo tema alla Wicker Man per diventare un attacco letterario ad una situazione che, all’uscita della traccia, è già cambiata… “The Day After The Aberfan Disaster” è bellissima e delicata nenia dedicata al crollo di una miniera nell’Aberfan avvenuto nel 1966 nel Galles e che per la neo defunta regina fu episodio che non la mise nella luce in cui tanti, in questi giorni-coccodrillo, la pongono.

Dal punto di vista produttivo il disco deluderà qualche perfezionista, non essendo citato alcun musicista a parte un ospite alla tromba, credo che il set sia stato completamente suonato e registrato da Cope in era pandemica, ma datemi retta, la miglior opera del nostro da tanti anni a questa parte!!!


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