Cover album JOE ELY- “Love In The Midst Of Mayhem”Ecco un disco uscito in piena pandemia e che non si sa se verrà pubblicato su supporto fisico oppure no, anche se le notizie in mio possesso propenderebbero per il si. Non importa, ho voluto parlarne perché Joe Ely è un artista estremamente sensibile che ha voluto donare un po’ di sollievo e conforto agli appassionati così duramente colpiti nelle proprie consuetudini durante gli scorsi mesi. Ely si era organizzato per mettersi al lavoro sui suoi prossimi progetti, quando la pandemia del coronavirus (o “pandamint”, come la chiama Joe) ha preso il sopravvento. Dopo aver visto la portata mondiale della maledetta epidemia, la frustrazione iniziale per i progetti ed i concerti cancellati si è rapidamente trasformata in una domanda: “Cosa posso fare per aiutare?”. Sapendo che sarebbero stati confinati a casa loro per un periodo di tempo indeterminato, Joe e sua moglie Sharon hanno colto l`occasione per rivedere quelle canzoni che negli anni non avevano ancora trovato “una casa”. Il nuovo album “Love in the Midst of Mayhem” è una raccolta di dieci di queste brani.

Il titolo del disco dice tutto quello che c’è da sapere, “Amore nel mezzo del caos”, con la parola amore da considerare la chiave del lavoro. Non solo quello tra uomo-donna, ma anche quello per le persone che porta diritto verso il senso di compassione e carità, per l’attenzione alle piccole cose del quotidiano. Visto il momento in cui è stato partorito sembrerebbe plausibile che fosse acustico, per voce e chitarra. Invece è inciso con l’ausilio di ben tre chitarristi (Mitch Watkins, Rob Gjersoe e Bradley Kopp), quattro bassisti (Roscoe Beck, Gary Herman, Jimmy Pettit ed il vecchio pard Glen Fukunaga), due tastieristi (Bill Ginn ed il fuoriclasse Reese Wynans), quattro batteristi (Davis McClarty, Pat Manske, Steve Meador e lo stesso Joe), per finire con la splendida fisarmonica di Joel Guzman, grande protagonista in almeno metà dei brani.

Joe si presenta in veste di cantautore più che di rocker, con preponderanza per la ballata, gli arrangiamenti sono scarni nonostante la gran presenza di musicisti, i brani sono intensi e profondi, non sembrano scarti, tutt’altro. L’album inizia con il messaggio di speranza di “Soon All Your Sorrows Be Gone”, una ballata acustica con la voce del nostro che non ha perso nulla in bellezza ed espressività nonostante gli ormai 73 anni d’età. Il pezzo è introdotto dalla solo acustica e dalla voce, in seguito entra una seconda voce e la fisarmonica che ci introduce in un paesaggio tipicamente di confine tex-mex. “Garden Of Manhattan” è sempre un lento ma questa volta elettrico e full band, con Ely che declama una melodia decisamente bella e toccante tipica delle sue, ed il gruppo, che inizialmente lo segue con passo felpato, fino al refrain, nel quale chitarre e sezione ritmica alzano i toni. “There’s Never Been” è uno slow pianistico intenso e profondo, con un background elettrico ed un crescendo melodico di sicuro impatto al quale partecipa nuovamente anche il buon Guzman: uno dei pezzi più riusciti. Il pianoforte è protagonista anche nella toccante “Your Eyes”, l’atmosfera è ancora introspettiva, il pathos è a livelli altissimi pur usando solamente voce, piano e due chitarre. Solo musicisti di livello possono riuscirci. L’album si chiude con “You Can Rely On Me”, ballata elettroacustica dal profumo country e con “Glare Of Glory” intrigante ballata rock con organo farfisa, chitarre sugli scudi ed una coda strumentale ad effetto.

Un lavoro che qualcuno considererà minore nella discografia del nostro, ma oggi potrebbe essere quello che serve per vedere l’orizzonte in modo più ottimistico!!!


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