JIM BLACK & THE SCHRIMP – ‘Ain’t No Saint’ cover albumJim Black, un batterista e compositore perspicace con una propensione per le trame rock intricate, unisce le forze con tre musicisti europei di età inferiore ai 30 anni: il sassofonista contralto danese Asger Nilssen, il tenore tedesco Julius Gawlik e il bassista tedesco Felix Henkelhausen. Un’energia indomabile prevale in tutte le 12 tracce di “Ain’t No Saint”.

La sessione senza accordi inizia prepotentemente con ” The Set-Up “, un tributo al trombettista 76enne Baikida Carroll con cui Black ha suonato nell’ottetto di Tim Berne “Insomnia” (Clean Feed, 2011).

L’insieme cavalca superfici grezze, esternando i gesti con un’avvincente immediatezza. Henkelhausen definisce l’armonia con un impegno permanente, e il suo lavoro è rilevante anche su due brani dal suono naturale che seguono un formato di canzone più standard: “No Pull”, che rallenta le cose attraverso un piacevole flusso pop/rock in 4/4; e “The Once”, che introduce con coinvolgimento empatico, poi con lunghe note di sassofono che gli danno un contesto armonico. Dopo la sua improvvisazione, l’intensità di quest’ultimo pezzo viene impetuosamente elevata in una pragmatica quanto atletica circolarità rock.

“Snags” rivela un’urgenza altalenante con i sassofonisti in attività sincrona durante il tema principale, per poi diventare molto comunicativi nelle loro dichiarazioni intervallate. Esponendo ugualmente un buon tempo oscillante, “Surely” è delimitato da un’incredibile stimolazione ritmica, con Nilssen e Gawlik che preparano una dose di adrenalina prima di far convergere le loro frasi negli ultimi minuti.

C’è un’enorme passione dietro ogni colpo di batteria, e Black eccelle in particolare su “Asgingforit”, un taglio più apertamente progressivo intriso di una solennità simile a un inno, così come “Bellsimmer”, dove contribuisce alla mischia riducendosi gradualmente in ispirazioni ritmiche di matrice world e terreno prog-rock. L’insurrezione rituale abbracciata dai fiatisti qui differisce dalla melodia euforica trasmessa in parallelo in “Crashback”. Il capobanda scava nell’occasione con un inesorabile impulso ritmico, trasformando il pezzo in un groove ammaliante.

L’implacabile corpo di lavoro di Jim Black ricompenserà i seguaci del muscoloso jazz d’avanguardia e dell’ibrido rock resiliente!!!


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