cover album JARV IS- “Beyond The Pale”I JARV IS…, progetto capitanato da Jarvis Cocker, hanno annunciato l’uscita dell’album di debutto “Beyond The Pale“, per Rough Trade Records.

A fianco dell’ex-Pulp, a completare la formazione, ci sono Serafina Steer (arpa, tastiere, voce), Emma Smith (violino, chitarra, voce), Andrew McKinney (basso, voce), Jason Buckle (synth, elettronica) e Adam Betts (batteria, percussioni, voce). Si formarono alla fine del 2017 per suonare al festival dei Sigur Ros ‘Norður og Niður’. È stato concepito come un modo di scrivere canzoni in collaborazione con un pubblico. Dato che il materiale che stavano suonando era in una fase transitoria, la band decise di registrare i concerti così da poter monitorare lo sviluppo dei brani. Dopo aver partecipato al Desert Daze Festival in California, Geoff Barrow (Portishead, Beak>) suggerì di utilizzare queste registrazioni come base per un album. Sovraincisioni e voci sono state aggiunte ai Narcissus Studios di Neadsden, Londra. La fase di post-produzione è avvenuta al Place du Big Boss Studio di Jason Buckle a Raynes Park, Londra. L’album è stato mixato da Craig Silvey ai Toast Studios di West London.

“Save the whale” è il pezzo introduttivo di un disco che nelle intenzioni di Jarvis Cocker sarebbe un lavoro dance. Ad ascoltare il brano crediamo che Cocker abbia scherzato, perché è una traccia che non sarebbe ballabile neanche ad un rito voodoo! Procedendo con il secondo brano però entriamo in una discoteca, naturalmente particolare, dove è necessario riscaldarsi un po’ per arrivare in temperatura, ma non ci si lascia andare mai, si mantiene sempre un certo stile. “Must i evolve?” ha un ritmo più dance, ma mantiene sonorità cupe. Finalmente alla terza traccia “Am i missing something?”, con il suo andamento funky, riusciamo a comprendere cosa intenda il suo autore per disco dance. “House music all night long” gioca sul doppio senso di house music/musica casalinga, definita dal ‘New York Times’ perfetta per il lockdown, benchè registrata molto prima, infatti ben si adatta per DJ set casalinghi. Anche “Sometimes i am a Pharaoh” lo è, nel suo procedere liberatorio e tribale con la coda finale rave. “Swankly modes” e “Children of the echo” percorrono territori Brit/Pulp e rappresenterebbero i momenti di decompressione se l’ascolto fosse nella dimensione live. Solo ora capiamo il significato di album dance, cioè si tratta di un lavoro che non è adatto ad essere ascoltato nella solitudine della propria stanza, ma si presta ad assumere connotazioni superiori durante un ‘assembramento’, in condizioni di socialità.

Il brit-pop sembra tornato o forse non se ne è mai andato, se con questo termine vogliamo descrivere il filo conduttore che lega tra loro musiche e gruppi di generazioni diverse che hanno in comune un filo che lega tra loro Beatles e Fontaines D.C., attraversando il punk e il glam, il post-punk, madchester e la nuova onda degli anni ’00. E Jarvis Cocker sa come tenere legato tutto questo con classe ed intelligenza!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *