INDIGO SPARK – ‘Hysteria’ cover albumVedere Indigo Sparke dal vivo è interessante perché il suo nuovo LP, “Hysteria”, è più un pezzo d’atmosfera che un set narrativo. Quando non sta cercando di conquistare una folla, scende di diversi livelli e ti chiede di venire da lei. “Hysteria” funziona solo perché fa quella concessione, anche se il format live è più immediatamente accattivante.

Almeno a livello di arrangiamento e strumentazione, le distinzioni tra ogni canzone del disco sono sottili e, anche dopo pochi ascolti, difficili da capire. Opta per l’immersione piuttosto che per il dramma. L’ascoltatore passivo troverà utilità in quanto imposta un tono coerente per, diciamo, fissare il soffitto. Ma non catturerà la tua attenzione e griderà: ‘Guardami!’ Invece, ti chiede di metterti al lavoro.

Evoca le emozioni che descrive. Sparke non si esibisce come qualcuno che prova i sentimenti; lei è la loro creatrice. Non ci troverai catarsi perché lei si pone al centro del caos. La sua voce (eccezionale) è spettrale, quasi sinistra, e ti chiama dal profondo. Il suo suono è circolare, poiché le tracce si evocano a vicenda senza offrire richiami diretti, sommergendoti.

I ritornelli sono spesso minimi e si basano su uno o due versi ripetuti per inghiottire il senso del luogo e dello slancio dell’ascoltatore in modo da dimenticare come ci sei arrivato quando riemergi. È impressionante che la stessa tecnica possa essere utilizzata per scopi diversi. In “Pressure in my Chest”, la ripetizione sembra un vero e proprio gancio pop, mentre in “Hold On” sospende la realtà. Attraverso questo loop, “Hysteria” è un disco che ti perde, il che potrebbe renderlo un album complesso da amare. A meno che, ovviamente, non sia quello di cui hai bisogno: nel qual caso, fa il suo lavoro.

Il rilascio inizia con “Blue”, che ha una struttura in versi abbastanza semplice, ma in qualche modo si perde a metà. È come scendere in una cantina buia; ogni singolo passo non è così distante, ma poi alzi lo sguardo e ti accorgi che sei già molto sottoterra.

Dal punto di vista dei testi, la nostra opta per l’astrazione sui dettagli. Non pianta la propria bandiera nella specificità narrativa o negli stimoli emotivi; invece, le immagini impressionistiche flirtano con vaghi ricordi e descrizioni. In “Set Your Fire on Me”, le immagini sono abbastanza vivide da essere intriganti e suscitare curiosità e domande. Altre volte, le generalizzazioni rasentano i luoghi comuni: ‘Il tempo si mangia / Ma l’amore è ancora vivo’. Ma questo è un LP di sentimenti scivolosi, quindi forse il punto è la vischiosità.

Un’eccezione a questo approccio lirico è “Burn”, il brano che pone fine all’ascolto. È una storia dell’orrore autoconclusiva sugli abusi, che punteggia l’opera con la sua vividezza e senso di disperazione. Qui c’è qualcosa di concreto da immaginare, mentre altrove, nel disco, i sentimenti sono semplicemente sopraffatti.

Sparke aveva chiaramente un obiettivo specifico con questo disco: catturare i sentimenti confusi e fluttuanti dentro di lei ed indugiare in essi senza analisi o spiegazioni. Il suono coerente di “Hysteria” nasce organicamente da quel progetto e il tuo apprezzamento per esso dipende in primo luogo dalla tua volontà di impegnarti con lo stesso. Indigo non fa un caso di cui devi preoccuparti; lei si aspetta che tu venga da lei. Se non lo fai, questo lavoro non fa al caso tuo, almeno non in questo momento. Ma forse un giorno lo sarà, e aspetterà!!!


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