‘Quando avevo trent’anni ero oltre la collina/Cinquant’anni dopo uccido ancora’, canta lan Hunter in “This Is What I’m Here For”. Il fatto che l’ultima traccia del nuovo album di Hunter sia una dichiarazione d’intenti rock-hard la dice lunga su chi sia il nostro. “Defiance Pt 1” (grande titolo) può essere il diciottesimo disco di Ian (senza contare quelli con i Mott The Hoople), ma nella sua velocità, nel suo swing, nelle sue canzoni e nel suo atteggiamento è più simile ad un debutto.
Anche la presenza di una line-up di nomi di star ridicolmente famose, normalmente un brutto segno (i contributori superstar tendono ad agire come un peso morto sui dischi, piuttosto che un ascensore) non sminuisce la pura cifra stilistica di “Defiance”. Celebrità tra cui Ringo Starr, Todd Rundgren, Slash e il defunto Taylor Hawkins prestano tutti il loro talento, ma nessuno di loro si erge al di sopra dei brani o si avvicina minimamente alla luce di Hunter.
Parte di questo deve essere dovuto ai suoi collaboratori abituali, The Rant Band, guidati dal cospiratore di lunga data Andy York, che fanno rock e swing come qualsiasi altra cosa, e ormai possono anticipare ogni richiesta del loro capo. Parte di ciò deve essere anche il rispetto per Ian, che ha sfidato le leggi dello spazio e del tempo per tutta la vita. Ma la maggior parte della pura faccia tosta e delle palle di questo LP è dovuta a lui stesso, che dal 1969 ha fatto dell’apparente frenesia una parte della propria dichiarazione d’intenti personale.
I pezzi sono fantastici. Dalla title track che è tanto hard quanto Hunter ottiene (sarà Slash) ed è un suo classico vanto (‘Got an F for gave too much lip/Got an F for being tragic and hip’), al singolo “Bed Of Roses”, che parla di suonare allo Star Club di Amburgo e presenta, giustamente, Ringo alla batteria, questa è una raccolta di rock brillanti e oscillanti.
Ci sono le armonie di Rundgren nella maestosa e dylaniana “Don’t Tread On Me”, c’è una traccia con, incredibilmente, Taylor Hawkins, Billy Bob Thornton e Billy Gibbons, e c’è l’epica “Angel”, una ballata buona come qualsiasi cosa il nostro abbia mai fatto, con la frase inquietante: ‘Quando ci trasferiamo, spero che andremo a casa tua’. Nessuno tranne lui ha il potere, a questo punto della propria carriera, di suonare così fresco, così nuovo e così eccitante.
‘Quando avrò finito, ti avviserò’, canta in “This Is What I’m Here For”. Faremmo meglio a crederci!!!
One response
Proprio così, Ian Hunter è sempre vivo, fresco e lottatore nato e lo farà fino a che avrà energia vitale…