In questo periodo negli Stati Uniti si respira un’aria strana e la travolgente formazione new-yorkese Hazmat Modine non si è lasciata scappare l’occasione di immortalare musicalmente questo momento storico nel suo quarto ed attesissimo album di studio intitolato “Box of Breath”, cui seguirà anche un tour europeo.
Ho sempre avuto ammirazione per questa brass band dalle mille sfumature che, partendo dai suoni tipici degli anni ’20 e ’30 per arrivare ai mitici sessanta, miscela elementi di blues primordiale, hokum jugband, swing, klezmer, New Orleans R’n’B e Rocksteady americano.
Fondata nel 1998 dall’armonicista e cantante Wade Schuman ed attualmente composta dal suonatore di tuba Joseph Daley, dai chitarristi Michael Gomez ed Erik Della Penna, dal trombettista Pam Fleming, dal sassofonista Steve Elson, dal trombonista Reut Regev, dal batterista Rich Huntley e dalla fisarmonicista Rachelle Garniez, Hazmat Modine ha portato il roots americano verso incredibili altezze artistiche, creando canzoni, la maggior parte delle quali scritte da Schuman, che sono un vero condensato di parabole ed esperienze umane. Con la tipica voce e l’armonica di Wade, le sonorità ondulanti del sassofono, quelle suggestive dei corni, oltre alle note di vari strumenti a corda, il ritmo delle percussioni e scintillanti armonie vocali, “Box Of Breath” è un album stupendo che potrebbe benissimo essere l’opera magna della formazione.
Tutti i brani del disco trattano temi che riguardano la vita umana, ma ciascuno li affronta in modo diverso: ad esempio “Crust of Bread” è un affascinante canto primitivo costruito sullo sfondo di un groove malese, mentre “Gark River” è una dolorosa ninnananna creata su un ritmo di valzer. L’album è stato registrato a New York e dintorni e si nutre delle tante suggestioni che questa città offre. Questo lavoro è un nobile sforzo globale di diplomazia, un ramo d’ulivo offerto al mondo ed è soprattutto il tentativo di Hazmat Modine di riscattare l’umanità attraverso la musica!!!


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