I nuovi Sonic Youth hanno passaporto britannico? Probabile. Una nuova generazione cresciuta all’ombra della no-wave si affaccia nella terra d’Albione? Plausibile. Nonostante la giovane età i Drahla fanno e fuoco e fiamme in questo esordio per Captured Tracks, facendo rivivere alcuni dei momenti salienti del rock chitarristico anni ’80, almeno quello della prima parte del decennio.
A volte gli avvenimenti hanno una certa casualità, per esempio l’incontro tra Luciel Brown e Rob Riggs fu dovuto ad un semplice cambio palco fra due gruppi e, dal niente, si ritrovarono in una stanzetta di Londra a divertirsi assieme nel fare musica. Una volta ritornati a casa a Leeds al tramontare del 2015, i nostri si aggregarono a Mike Ainsley, batterista, dando vita ai Drahla. Cominciò allora una frenetica attività sui palchi e ci fu la pubblicazione di due singoli, “Fictional decision” e “Faux text”. Tutto questo fece si che il gruppo divenne uno dei più citati in ambito indie post-post punk. La formula è semplice, il cantato formula versi su di un basso pulsante, la ritmica metronomica e la chitarra si occupa di creare riff taglienti come lame di rasoio. Il primo cambiamento si avvertì con “Third article” in cui il suono acquista aggressività, l’introduzione del sax conduce verso territori no-wave. Il turning point si concretizzo nel momento in cui Mike Sniper li ingaggia per la sua etichetta, la Captured Tracks. Hanno l’apprezzamento anche di Robert Smith, che li ingaggia per la sua edizione del Meltdown Festival e, nello stesso periodo, vengono completate le registrazioni dell’esordio.
Notevole il singolo apripista, “Stimulus for Living”, brano in cui le parole hanno un andamento sequenziale quasi da struttura geometrica, la sezione ritmica e ricca di stile in riferimento al periodo a cui i nostri si rifanno, e gli accordi alla sei corde mostrano sempre la loro pericolosità. Il sax comincia a rendersi protagonista nel pezzo successivo, “React revolt”, cacofonico e oscuro. I Drahla dichiarano ammirazione incondizionata per il grande Joe Henderson, saxofonista poco conosciuto se non nella parte finale della sua carriera, per gli Swell Maps, per Magazine e per tutta la no-wave. Queste passioni hanno contribuito a creare il loro sound, deviato e nevrotico (“Pyramid estate”), ossessivo (“Twelve division of the day”), ma che sa rincorrere anche momenti evocativi (“Serenity”).
Un esordio capace di coinvolgere totalmente, senza compromessi, il cui ascolto non sempre si rivela facile e carezzevole!!!


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