GUIDED BY VOICES- “Surrender Your Poppy Field”Dopo aver pubblicato tre album nuovi nel 2019, i Guided By Voices sembrano proprio intenzionati a fare lo stesso anche nel 2020: la band americana ha infatti dato alle stampe un nuovo LP intitolato “Surrender Your Poppy Field”, uscito il 20 febbraio su GBV Inc., etichetta di proprietà della stessa formazione USA. Quello che ormai i fans del combo di Robert Pollard sanno è che il loro gruppo preferito elargirà loro la giusta dose di ‘low-fi power pop’, l’unica cosa da stabilire è se la raccolta sarà di quelle buone o meno.

Ho smesso di contare i dischi dei Guided by Voices dal 2002,così come non riesco più a stare dietro da anni alle variazioni nella line up. Quella attuale ha già all’attivo diversi dischi, ma d’altronde quella che conta è la sola figura di Pollard.

Riprendendo il discorso sulla qualità della nuova proposta, io propenderei per qualificarla come decisamente buona, forse una delle migliori degli ultimi anni. Bob ha curato ogni singolo dettaglio come non accadeva da tempo, forse dal periodo dei lavori usciti su major. Si è poi lavorato molto sulla struttura dei brani in modo da renderli il meno complicati possibile, visto che qualcuno aveva cominciato a parlare di prog rock, termine peraltro improprio se a loro riferito.

Nella maggior parte delle canzoni di “Surrender Your Poppy Field” lo spiritaccio classic rock che alberga da sempre nella psiche pollardiana alza orgoglioso la sua testa lungocrinita. Qui si assiste a melodie come quella di “Cul de sac kids” che entrano di diritto tra le cose più riuscite della loro sterminata discografia, oppure a riff di chiara impronta The Who come succede in “Phisician”. Pollard comunque non è mai stato un citazionista solo per il gusto di esserlo: la memoria rock e pop per lui è uno sconfinato sgabuzzino in cui andare a pescare vecchi giocattoli ammaccati, da rimodellare secondo un’estetica che alla fine è sempre e solo sua, riconoscibile come poche altre nella storia dell’indie rock degli ultimi trent’anni. Il tutto viene poi coronato da quella voce così volutamente stonata da renderla unica.

Persino quando ricicla giri melodici che definire abusati è un eufemismo l’impressione è sempre quella di essere catapultati in una radio FM che trasmette solo nella testa di Pollard. Quando senti canzoni come “Steely Dodger” o “Stone Cold Moron” in fondo sei anche tu un adolescente disadattato del ’74 che si ascolta i Blue Oyster Cult, i Raspberries o qualche pezzo di Nuggets in luoghi sperduti e fuori dai percorsi giusti.

Dopo una tale proposta non resta che gioire, sempre che siate addetti al culto dei GBV!!!


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