GUIDED BY VOICES- “Mirrored Aztec” cover albumLa fase che stanno vivendo i Guided by Voices, cioè quella della classica line-up degli anni novanta, ebbe inizio nel 2012 per l’album “Let’s go eat the factory” e da allora è caratterizzata da nuovi e feroci livelli di produzione. Anche per una band che ci aveva sempre abituati a produrre tanti dischi, spesso di elevato livello qualitativo, non c’è paragone con la bulimia attuale.

Ottimista, pop, brioso ma sempre incredibilmente strano. Così Robert Pollard ha descritto “Mirrored Aztec” nuovo album della corazzata Guided By Voices. Disco numero trenta Pollard dixit, cifra più o meno tonda (sarebbero trentuno in realtà) che non spaventa i GBV capaci di sfornare nuovi brani in media ogni sei mesi. Programma rispettato nonostante la pandemia: “Surrender Your Poppy Field” è uscito lo scorso febbraio e a quei quindici brani possiamo ora affiancare questi diciotto.

Nulla rispetto ai ventiquattro di “Warp and Woof” o ai trentadue di “Zeppelin Over China” usciti l’anno scorso ma pur sempre un numero rilevante. Diversi pezzi hanno debuttato nel lunghissimo, vivace livestream che ha visto protagonisti i GBV (soli e senza pubblico) al The Brightside di Dayton lo scorso luglio. Lì di canzoni ne hanno suonate ben cinquantatre.

Il nuovo album si presenta diverso dai predecessori abbracciando il lato power pop di Robert accompagnato da quello hard-rock che è spesso stato presente nei solchi della produzione recente. L’apertura della raccolta è affidata a “I Think I Had It, I Think I Have It Again”, pezzo da due minuti ricco di riff con Pollard in versione Roger Daltrey. Melodie dritte e cristalline, distorsioni presenti ma non prevalenti, le chitarre di Doug Gillard e Bobby Bare Jr. che tessono trame semplici ma ben definite. Due singoli di buon livello: “To Keep An Area” e “Haircut Sphinx”. Brani corti ma non cortissimi (“Easier Not Charming”e “A Whale Is Top Notch” i migliori). Convincente la arrembante doppietta “Please Don’t Be Honest” – “Lip Curlers”, “Biker’s Nest” da moderato headbanging, “Thank You Jane” la melodia indie che resta in testa. Interessanti “Show Of Hands” (una matrioska che contiene due o tre pezzi in uno) e “Math Rock” che dopo un inizio spiritoso fa sul serio con tanto di coro infantile a rimpolpare il ritornello. Curioso anche il recupero di “Bunco Men” ex esperimento fallito e rarità in circolo da quasi vent’anni.

Alta energia e tensione con brani che si possono annoverare tra i migliori mai composti dal leader, fanno di “Mirrored aztec” un disco da ricordare nella discografia dei nostri. Attenzione è già annunciato il seguito per novembre ed è già noto il titolo: “Styles We Paid For”!!!


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