KELLY LEE OWENS- “Inner Song” cover albumArtista d’avanguardia e sublime produttrice techno Kelly Lee Owens è una delle più note e richieste artiste elettroniche dell’ultimo decennio e il suo nuovo album “Inner Song” tra i lavori più attesi del 2020. Il disco arriva a tre anni di distanza dall’omonimo esordio del 2017 e dalle importanti collaborazioni degli ultimi due anni con pesi massimi dell’elettronica come Jon Hopkins, dell’arte come Bjork e del pop rock come St. Vincent.

La Owens descrive la sua nuova fatica come «i tre anni più difficili della mia vita… nonché della mia vita creativa e di tutto quello che ha avuto un impatto sul mio lavoro. Non ero sicura di essere ancora in grado di fare niente, e c’è voluto un bel po’ di coraggio per arrivare al punto di tornare a creare qualcosa ancora».

“Inner Song” è uno degli album più attesi dell’anno e Kelly Lee una delle artiste più interessanti in circolazione, per molti l’album elettronico del 2020. Questo disco dell’artista gallese arriva a breve distanza dalla collaborazione con Jon Hopkins per il brano e relativo EP “Luminous Space”.

Per il nuovo singolo la nostra ha scelto di collaborare con la star connazionale John Cale. I due artisti gallesi si sono incontrati a Londra mentre Kelly lavorava su un brano di Cale. In “Corner Of My Sky” John canta in inglese e gallese mentre la Owens sullo splendido tappeto drone psichedelico costruito ad arte dalla stessa artista. C’è un nuovo carico di significati e una consapevole maturità. Prendere in mano “Arpeggi” dei Radiohead, sostituire le chitarre con dei synth per creare ambientazioni suggestive è il modo migliore per introdurre la raccolta. Ha dedicato tempo per ricercare i sample, molti dei quali provenienti dalla natura, per arrivare a dare profondità emozionale alla voce. Disco segnato da una forte interiorità sin dal suo titolo, sembra suonare come se si trattasse di un ritorno o, addirittura, una resurrezione. Il dream-pop e la techno: due anime che nei brani di “Inner Song” possono convivere come presentarsi separate, sfoggiando l’agilità di Kelly Lee in entrambe le versioni. Per una “Melt!” che mena discrete legnate da pista, o una techno fatta risuonare nell’empireo come farebbe Jon Hopkins (“Jeanette”), in “L.I.N.E.” troviamo un giro circolare di sintetizzatori onirico e svolazzi vocali zuccherini che fanno venire in mente sia i Beach House che, più banalmente, Elizabeth Fraser. C’è anche spazio per qualche sperimentazione cerebrale, nell’ospitata di John Cale, gallese anche lui, chiamato per declamare la poetica e notturna “Corner Of My Sky”.

Un lavoro di notevole qualità, dotato di personale cifra stilistica e da considerare fin d’ora come una delle migliori uscite di questo anno orribile!!!


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