GROOVE ARMADA: “Edge Of The Horizon” cover album“Edge of the Horizon” è l’ottavo album dei Groove Armada (Tom Findlay e Andy Cato). Seguito di “Black Light e White Light”, il disco segna il ritorno del duo inglese dopo dieci anni di assenza. «Durante quei giorni in studio, il resto del mondo si spegne – dichiara Cato nella nota stampa – C’è un’intensità che potrebbe sembrare follia, quando siamo completamente persi giorno e notte tra strumenti, sintetizzatori e dischi. Ma quella sensazione condivisa e inespressa di avercela fatta si fa poi strada più chiara che mai». Il lavoro è l’ennesima conferma del talento dei Groove Armada nel «fondere l’elettronica con l’energia di una band dal vivo». Questa loro peculiarità è stata messa al servizio di un viaggio nostalgico nei ricordi riguardanti i quindici anni trascorsi on the road suonando dal vivo. E per l’occasione sono stati coinvolti numerosi ospiti: il padrino della UK Garage Todd Edwards, Nick Littlemore (Empire Of The Sun, Pnau), l’icona House Paris Brightledge (Sterling Void, Joe Smooth, Chip E) e altri.

L’importanza del gruppo risiede nel fatto che furono tra i primi a contaminare la materia elettronica con la canzone rock, soprattutto nei suoi aspetti più spettacolari. Forse per questo che a distanza di così tanto tempo continuano ad essere così credibili.

Oggi si presentano con brani le cui parti vocali sono affidate a voci diverse in modo da offrire stili ed atmosfere mutevoli, ma con un parametro ben fisso in testa: la ballabilità. Ed è chiaro fin dalla traccia d’apertura, “Get out on the dancefloor”, un pezzo affidato alla voce house di Nick Littlemore. Non ci si discosta di molto con “Lover 4 now”, già uscito come singolo e affidato all’ugola di Todd Edwards e uno dei momenti più importanti dell’intera raccolta.

In altri episodi veniamo proiettati in un rave attraverso pezzi che sembrano inni anni ’80, molto centrati e coinvolgenti (“Holding strong” e “Tripwire”), non viene dimenticato neppure il techno-pop, molto raffinato e pure quello con riferimenti anni ottanta (“Talk Talk”). Altra chicca pop è “Don’t Give Up”, con suoni e atmosfere ibizenche tagliate con specificità Nineties, come pure lo sono le atmosfere molto vicine agli Everything But The Girl nella soulful che tranquillizza le acque “We’re Free” (gli interventi vocali sono della giovane cantante e produttrice inglese Roseau) e il blues su base hip-hop di “What Cha Gonna Do With Your Love”, che riporta il tutto su un piano di anima house a prescindere dalla cassa: una meditazione ostinata su un loop di piano classicissimo ma efficace.

Complessivamente non siamo lontani dalle prove storiche dei Groove Armada, c’è un tentativo di rinnovamento, ma senza rinnegare le radici intrise di dancefloor!!!


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