GOAT GIRLS: “On All Fours” cover album“On All Fours” è il secondo album della band inglese Goat Girl, uscito il 29 gennaio 2021 su Rough Trade. L’album è stato prodotto da Dan Carey (Kae Tempest, black midi, Franz Ferdinand) a South London nei primi mesi del 2020 e segue di tre anni il già ottimo esordio omonimo.

Secondo il comunicato stampa, stavolta le quattro musiciste affrontano «temi come l’ingiustizia e i pregiudizi sociali» ed «esplorano il benessere globale, umanitario, dell’ambiente e della mente» attraverso «l’utilizzo frequente di synth sci-fi, progressioni di accordi fuori tempo, drum machine analogiche, vari stili vocali e chitarre grintose».

Il gruppo è formato da quattro giovanissime ragazze londinesi che mi sembrano confermare le buone impressioni dell’esordio. Non crediate di essere di fronte alla copia carbone del disco precedente, questo è meno urgente con tonalità maggiormente sfumate, intimo e raccolto. La formazione delle ragazze è Lottie Cream, Rosy Bones, LED e Holly Hole.

La proposta è fortemente personale, sono partite da un’anima con connotati blues per approdare ad un percorso in cui il lato sintetico prende il sopravvento e le contaminazioni si aprono ulteriormente. Rimane, comunque, quell’idea cantautorale personale, maledettamente onesta e magistralmente adulta nonostante l’età delle protagoniste. Risuonano ancora certe situazioni anni novanta, ma in modalità meno tangibile rispetto al passato.

La prova risiede nei due singoli pubblicati prima del rilascio di “On All Fours”. Prendete il secondo dei due, “The Crack”, si avverte chiaramente una evoluzione stilistica dove si mettono in evidenza nuovi codici vocali, suoni sci-fi e drum machine analogiche, ma pure una narrazione che si pone domande su quello che ci riservirà il futuro. Non più tematiche generazionali, ma un discorso più ampio e condiviso. Interessante anche il video di accompagnamento alquanto surreale. Molly Ann Pendlebury lo ha diretto e presenta maschere e costumi elaborati ambientati su una spiaggia naturale. Pare che la canzone sia emersa da un immaginario mondo post-apocalittico in cui le persone fuggono nello spazio per una nuova vita su un pianeta non distrutto, come risultato del saccheggio del Pianeta Terra.

“The Crack” suggerisce un mondo in balia dei suoi abitanti. Si voleva creare un video che giochi indirettamente con le nozioni di ambientalismo e il rapporto con la terra senza mai essere esplicitamente un film sul cambiamento climatico … Giocando con movimenti sottili e restrittivi, gli artisti sono ‘a quattro zampe’; alludere al titolo dell’album e muoversi collettivamente come uno.

Un lavoro in cui la parte dominante è l’interiorità che prende il posto della visceralità dell’esordio. Sembrava un passo più lungo della gamba, invece è perfettamente riuscito e ci da la possibilità di attendere ulteriori futuri sviluppi per una sfida nei meandri della spiritualità più profonda!!!


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