Glenn Jones credo sia sempre stato convinto di essere un novello John Fahey se non addirittura la sua reincarnazione.
Da alcuni anni si è accasato presso la sempre interessante Thrill Jockey, situazione che si ripete anche per questo nuovo album.
Suppongo sappiate che, per tutti gli anni novanta, il nostro sia stato leader e mente dei grandi Cul De Sac.
La sua musica è sempre interessante e piacevole, spesso bella, acustica e si muove in un solco tra country,folk e blues da collocare negli Appalachi degli anni ’20. Possiede anche un carattere di malinconia che la avvicina a quei cantautori di nicchia di cui i sixties erano pieni.
Glenn è un chitarrista di grandissima abilità e creatività e in questa occasione vuole tributare il suo amico e maestro Fahey attraverso fili di melodie meravigliosamente intrecciati andando ad esplorare vecchie e nuove memorie intrise di grande emotività.
Il disco è stato registrato nel New Jersey da Laura Baird e rappresenta un ulteriore tassello nella discografia di Jones in cui devo ancora trovare un album che non mi abbia soddisfatto appieno.
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