Questo è il primo dei due lavori annunciati dal combo di Anton Newcombe per il 2018. Appare subito evidente che il disco in questione segna una interruzione del periodo più sperimentale della band per fare ritorno a quel suono pop-psycho volutamente retro che li aveva caratterizzati nella seconda metà degli anni novanta.
Ancora una volta non ci troviamo di fronte ad un’opera imprescindibile, che il gruppo ha più volte promesso di dare alle stampe, ma che non è ancora riuscito a portare a termine.
Il disco ci presenta brani di orientazione sixties con chitarre suonate in modo circolare, accompagnate dall’uso del tamburello e raddoppiate dall’utilizzo dell’organo che fanno tanto “Nuggets”.
Si alternano tracce ricche di energia in grado di far vibrare l’ascoltatore quali “Skin and bones” e “Who dreams of cat?” ad altre dai sapori più introspettivi come “Psychic lips” e “Fragmentation”.
La formazione si è recentemente stabilita a Berlino dove ha realizzato un proprio studio di registrazione, ma Newcombe ha preferito voltarsi indietro verso quella stagione musicale ispirata e variegata che sono stati gli anni sessanta per consegnarci un’opera valida, ma che interrompe quel processo creativo intrapreso con le ultime fatiche di studio. Gioverebbe loro diminuire il numero delle uscite per concentrarsi su quel masterpiece che da tanto, troppo tempo promettono.


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