Nel 2006 Alessandro Tedeschi, conosciuto in arte come Netherworld, fonda la sua etichetta definendone una sorta di manifesto programmatico ben preciso. Ogni opera deve avere a che fare con il ghiaccio perenne e l’ambiente polare, artico o antartico. Una poetica del silenzio, del bianco, del freddo inaudito e perenne. Gli artisti si recano in questi luoghi estremi e registrano i suoni che quegli ambienti praticamente senza vita umana producono. Movimenti di masse ghiacciate nell’acqua oppure iceberg che si distaccano provocando boati, sgocciolii che risuonano e si amplificano nelle cavità glaciali, venti siderali e altri fenomeni sonori estremi.
Alessandro Tedeschi è attivo come musicista dal 2004 quando ha iniziato a comporre musica dark ambient sperimentale col nome d’arte Netherworld praticando già l’estetica che caratterizzerà la nascitura Glacial Movements: durante i suoi viaggi estremi cattura i suoni ambientali e in seguito li manipola tramite effetti che riescono a stravolgere e dilatare i puri suoni della natura che costituiscono il nucleo primario del lavoro di Netherworld. Ed è proprio per diffondere questo ambient sperimentale ed isolazionista che nel 2006 inizia a pubblicare i suoi lavori con la sua personale etichetta. In poco tempo si avvale delle collaborazioni di importanti artisti della scena ambient non solo isolazionista, tra i quali troviamo Mick Harris già noto come Scorn e Lull, oltre ad esser stato batterista dei Napalm Death, Aidan Baker dei Nadja, Eraldo Bernocchi, Oophoi, che fu nome d’arte del compianto Gianluigi Gasparetti, e altri ancora che sposano il modus operandi di Tedeschi realizzando così il proprio contributo alla Glacial Movements.
In questa sede poniamo l’accento su tre lavori che sono ora distribuiti in Italia da Audioglobe.
PAUL SCHÜTZE: “The Sky Torn Apart”
Paul Schütze è un artista multimediale che nelle ultime tre decadi si è dedicato a fotografia, video, musica ed installazioni. E’ attivo in contesti come Dressing the Air: the bureau of sensory intelligence, luogo in cui si esplorano i legami e le relazioni tra l’arte ed i sensi.
Per Glacial Movements, Paul Schütze ha composto un’unica traccia di oltre cinquantasei minuti in cui l’idea è di mettere in parallelo le trasformazioni genetiche dell’uomo dovute ai mutamenti ambientali e il mito norreno di Ragnarök, battaglia finale in cui le forze del Bene e del Male si scontrano e il mondo viene sommerso dalle acque per poi riemergerne purificato. “The Sky Torn Apart” è come un unicum sonoro magmatico e statico, tuttavia crea costantemente l’idea del divenire e tiene in sospeso l’immaginario di chi ascolta. Ineffabile come una superficie ghiacciata piena di riflessi cangianti, il suono è dilatato e pieno di spazio per un’introspezione profonda. Colto a pieno lo scopo che presiede a chi si esprime attraverso l’ambient isolazionista.
TROPIC OF COLDNESS: “Framed Waves”
Tropic of Coldness è il duo italo-americano formato da David, chitarra, synth e sample player, già con i Drawing Virtual Gardens, e Giovanni, chitarra, voce e samples, già con i Fuji Apple Worship. I due si incontrano a Bruxelles nel 2011 ed inizia la loro collaborazione.
Per Glacial Movements il duo dà alla luce “Framed Waves” un album composto da cinque tracce per lo più dal tappeto sonoro costituito da atmosfere sintetiche e dilatate su cui a tratti vengono disegnate dalla chitarra note sospese e accordi semplici. Nessun intento narrativo vero e proprio, piuttosto il tentativo di riprodurre la sensazione dello spazio infinito e vuoto. Forse vicino, a tratti, a certo post rock minimale più che ad un vero e proprio ambient isolazionista. Manca, o non arriva, l’elemento sonoro tratto dal vero ambiente polare.
NORTHAUNT: “Istid III”
Il norvegese Hærleif Langås si cela dietro il nome d’arte Northaunt, e dagli Anni Novanta si esprime utilizzando registrazioni ambientali effettuate in natura, per lo più in paesaggi senza la presenza umana, unite a sonorità synth e drone.
Il terzo volume della sua trilogia Istid, “Istid III”, esce per la Glacial Movements, ed è composto da cinque tracce, semplicemente “Part I-V”. Northaunt è davvero in grado di ricreare l’ambiente di un’ipotetica Età del Ghiaccio, i suoni cupi e profondi presi sul campo sono integrati nel sostrato sintetico senza esserne sovrastati, anzi la potenza della natura è esaltata dal contrasto tra le frequenze basse e magmatiche di parte dei fields recordings e dei suoni, tuttavia chiari, delle strumentazioni elettroniche.
Magico e mistico il momento in cui in lontananza si ode una voce femminile che pare evocare un incantesimo o recitare una preghiera.
I canoni estetici della Glacial Movements qui son pienamente rispettati, Northaunt ricostruisce magnificamente a livello sonoro l’ambiente estremo che è la ragion d’essere stessa della label di Alessandro Tedeschi.
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