Più o meno circa sette anni fa alcuni jazzisti si riunirono nel Birdland di New York per dare vita al BAM acronimo per Black American Music. Erano della partita Gary Bartz saxofonista veterano della scena jazzistica, Nicholas Payton (colui che più spingeva per il nuovo verbo), il pianista Orrin Evans, il bassista Ben Wolfe (unico musicista bianco della compagnia) e il tenor sassofonista Marcus Strickland. L’idea di fondo era quella di creare un genere che conglobasse al proprio interno l’insieme di tutto ciò che la musica nera aveva creato in passato. Da allora credo di poter affermare che il jazz ne sia uscito rinvigorito.
Credo che oggi con l’uscita del nuovo lavoro di Ambrose Akinmusire si sia raggiunto il picco creativo di quello che ad inizio del decennio si studiò a tavolino. Si può altresì consacrare la figura di Ambrose come quella di maggior spicco non solo del jazz, ma di tutta la musica moderna.
“Origami harvest” sarà l’opera di riferimento per capire come spostarsi in avanti ulteriormente. Il lavoro è stato commissionato da Judd Greenstein, curatore del Manhattan’s Ecstatic Music Festival e da Kate Nordstrum responsabile delle St. Paul’s Liquid Music Series. Entrambi si sono recati da Akinmusire con due parole in mente “challenge” e “crazy” chiedendogli quale fosse l’idea musicale più folle che avesse in mente.
Il nostro stava già lavorando ad un’idea che mettesse in relazione ciò che normalmente si ritiene opposto. L’opera vede impegnati un quartetto d’archi (Mivos Quartet), il rapping di Kool A.D., la voce di LM-brjck_t oltre, naturalmente, alla sua formazione.
Insieme danno vita ad una proposta ricca di fascino e di incanto, ma anche parecchio difficile da digerire. Il manifesto programmatico può essere colto già dal primo brano, “A blooming bloodfruit in a hoodle”, in cui, attoniti assistiamo a musica da camera, funk-rap, rap che si fonde con la contemporanea per terminare con un assolo di tromba spaziale su una base jazz-funk.
Non voglio svelarvi oltre di questo che per me risulta essere un capolavoro, che richiede pazienza ed ascolti prolungati, ma che sa dare tanto in termini di sostanza musicale.
Un disco che lascerà il segno!!!
No responses yet