Disco solista per la mente degli Earth, una delle figure più in vista di tutto il Northwest americano.
Dylan di solito usa un moniker per i suoi lavori in cui si abbevera alla fonte del folk e delle tradizioni musicali inglesi cioè Drcarlsonalbion.
Quando utilizza il suo nome di battesimo, invece, i suoi orientamenti sonori propendono dalla parte dell’ovest. Forse sarebbe meglio utilizzare il termine west lo stesso che fu fonte di ispirazione per il suo lavoro con gli Earth dal titolo “Hex: or printing in the infernal method” cioè la ricerca di luoghi inospitali e di frontiera che potessero esprimere le sensazioni di chi si recava in quelle lande desolate e pericolose.
Si tratta, quindi, di un album strumentale che ripercorre la desolazione dei paesaggi americani in salsa doom/spaghetti-western, offrendo una visione ancor più magnetica ed esistenzialista della sua arte.
I tredici minuti del brano omonimo sono espressione paradigmatica di quanto affermato sopra. Carlson impiega distorsioni su un fraseggio morriconiano giungendo a generare risvolti psichedelici.
“When the horses were” il doom è ben presente, ma all’interno di una dimensione in cui le visioni si fanno spettrali.
Aiutano la moglie Holly alle percussioni sparse e Emma Rundle alla slide. Un percorso dove è meraviglioso perdersi, fino a”Reaching The Gulf” in cui l’approdo è elegiaco.
Il disco è di una intensità e potenza non facili da trovare oggigiorno.


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