DESIRE MAREA – ‘Desire’ cover albumNoto soprattutto per la sua militanza nel duo FAKA (insieme a Fela Gucci), aveva sinora all’attivo da solista solo un EP datato 2015 (“The Book Of Elevations”). Aveva inoltre collaborato con Angel-Ho per l’EP “Emancipation”.

Nelle battute iniziali dello stupefacente debutto di Desire Marea, “Desire”, viene stabilita una sensazione di cerimonia con una linea d’organo costante che viene sgraziatamente interrotta da lampi di ottoni combattivi. Queste punteggiature tonali bruciano come lava sputata da un vulcano, l’arrivo tardivo di un anello dai toni scuri evoca una coltre di nuvole di carbone sopra.

In meno di 90 secondi, l’artista multidisciplinare nato nel KwaZulu-Natal crea un vivido paesaggio sonoro che risucchia istantaneamente l’ascoltatore nel suo mondo inebriante. Per quanto riguarda l’apertura dell’album, “Self Center” è di per sé un trionfo.

Membro fondatore di FAKA, un collettivo di Johannesburg, le composizioni dalla trama intricata di Marea, che in precedenza si adattavano al filone gqom della musica elettronica coltivata a Durban, in Sud Africa, ora siedono da qualche parte tra lo straziante sound design d’avanguardia à la tarda era Scott Walker su “The Void”, calda strumentazione jazz (“Ntokozo”) e contagiose riempitrici di dancefloor come “Tavern Kween”, una canzone ispirata alla lotta delle zie di Marea per l’empowerment in spazi dominati dagli uomini, cantata nella loro lingua nativa, Zulu.

“Desire” è un disco davvero singolare. Uno in cui i vari stili incorporati non dovrebbero coesistere così armoniosamente come fanno. La loro sicura sensibilità artistica guida la destrezza tonale a velocità vertiginose. Eppure, non c’è un momento tra le nove canzoni che sembra affrettato.

Ogni decisione creativa si sente considerata e necessaria al patchwork della canzone. Nel complesso, al di fuori del lirismo avvincente e della produzione accattivante, sono le straordinarie voci operistiche di Marea che sono innegabilmente il successo straordinario di questo album.

Giorno per giorno, l’ascoltatore avrà una traccia preferita diversa a seconda dell’umore. Che si tratti dei dolci synth fluttuanti di “Uncle Kenny” o dell’arrangiamento intensamente claustrofobico di “Studies in Black Trauma”, “Desire” è un disco che lascia un’impronta duratura!!!


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