L’Ipecac è una garanzia di qualità per quanto riguarda le musiche alternative. L’etichetta va a pescare, questa volta, negli ambienti malsani e maleodoranti un’accozzaglia di loschi figuri della scena hardcore che lo scorso anno decisero di mettersi insieme per dare vita ad una band, i Cunts, i cui concerti hanno destato grande scalpore.
Il cantante Matt Cronk, i chitarristi Michael Crain (già nei Dead Cross di Mike Patton e Dave Lombardo) e Sterling Riley, il bassista Keith Hendriksen e il batterista Kevin Avery firmano un lavoro che, se riuscirà a raccogliere abbastanza attenzione, sarà sicuramente destinato a far discutere. A partire dalla copertina, in cui campeggiano un Bafometto e un Gesù Cristo impegnati in un rapporto orale. Se appena conoscete le formazioni da cui i nostri provengono non sarà difficile comprendere quale sia la loro attitudine cioè hardcore e noise-punk. I Cunts non sono alla ricerca di fan, ma di sonorità il più possibile abrasive e violente. Il loro obiettivo principale è letteralmente quello di (parole loro) “realizzare un tributo e una colonna sonora all’imminente collasso della società”. Il risultato è soddisfacente, ma meno incendiario di quanto ci si potesse aspettare. Questo debutto ci mostra tredici brani brevi e sporchi e politicamente scorretti. I pezzi non mancano di mordente, i momenti abrasivi iniziano fin da subito con “Ass To Grind” e “Dying To Hit” all’insegna di un punk rock ruvidissimo ma abbastanza tradizionale.
Il resto si muove lungo coordinate sempre diverse ed estreme, evitando ogni possibile contatto con la melodia. I Cunts si destreggiano tra mine al gusto grindcore (“Cholos On Acid”, “Supervised Visits”) e crust (“Seagulls”, “He’s A Lady”). E anche quando provano ad avvicinarsi al noise rock dei loro idoli The Jesus Lizard (“The Greater Good”, “A Hero’s Welcome”, la perfidamente blueseggiante “Goin’ Out West”), lo fanno sempre avendo ben in testa le coordinate di un hardcore assai contaminato. Alla base della ricetta vi sono garage, thrash e, naturalmente, i già citati grindcore e crust punk.
Il lavoro è sicuramente buono, ma mancano alcune ulteriori componenti che portino la provocazione non solo dal lato visivo, ma anche da quello delle sonorità. Per un esordio possiamo, per ora, farcelo bastare!!!


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