A volte si scoprono musicisti per caso ed è innamoramento istantaneo. Mi è capitato lo scorso anno con Courtney Marie Andrews ed il suo album “Honest life” grazie al quale è stata proiettata ad un livello di notorietà, soprattutto in Europa, che manco lei si aspettava.
Grazie ai vari riconoscimenti ora si può muovere con disinvoltura in quei luoghi dove avevano mosso i propri passi i suoi idoli musicali.
Ha potuto servirsi di Mark Howard in veste di produttore, uno che ha lavorato con Daniel Lanois, Tom Waits e Bob Dylan. Ha dato un suono dal vivo in studio, come si faceva una volta, ai brani del nuovo disco”May your kindness remain”. In sede di arrangiamenti è tutto un fiorire di chitarre col tremolo, lap steel e tastiere che creano la giusta atmosfera.
L’album è stato registrato in solo otto giorni in un appartamento adibito a studio di registrazione.
Si tratta di un disco country che richiama alla mente cantanti quali Patsy Cline, Loretta Lynn, ma forse il punto di riferimento sia come stile sia nella vocalità è Emmylou Harris. Le liriche affondano in tematiche che narrano di una America diversa, quella dei poveri, dei depressi, degli infelici in una parola delle persone tagliate fuori dalla realtà.
Emerge un pathos nel cantato che, attorniato dai toni drammatici del suono, determina uno dei lavori country più belli che abbia sentito da anni a questa parte.


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